Lars Bjornshauge Chair IFLA OA WG e direttore delle Public relations di SPARC Europe fa un bilancio di OA ad agosto 2012, durante il Convegno IFLA di Helsinki, limitandosi a depositi, libri e periodici, escludendo OER e dati. I depositi istituzionali sono quelli che dominano e OpenDoar ne elenca 2.200. Le tipologie sono varie, ma il 20% registra il full text degli articoli, la maggior parte degli editori, circa 80% accetta la pubblicazione parallela. La prima fonte di informazione e’ DOAJ, avviato da Lund nel 2003 e che elenca 8.000 periodici OAA, pubblicati in 119 nazioni.Solo una minoranza chiede una quota, circa il 20% (APC). Le licenze dei periodici OA non sono leggibili dalla macchina, con CC che prevale. In sintesi, cresce il numero, la distribuzione geografica, prevale la differenza. Tuttavia manca l’aggregazione,politiche di proprieta’ intellettuale. I libri OA sono registrati in DOAB, lanciato nel 2012 da OAPEN che registra 2000 libri circa ad oggi. Uno degli stimoli a OA sono le politiche, che prevedono o obbligo o semplice stimolo ad aprire i depositi, ad esempio l’obbligo da parte del finanziatore, da universita’ e governi, ma anche organizzazioni internazionali come EU. Anche l’infrastruttura e’ importante, come DOAJ ed ora OPENAIRE. Organizzazioni che lavorano come EIFL SPARC, ecc. I Megajounals come PLOSOne, eLife, PEERJ, SCOAP3. Sostenibilita’ o con finanziamento istituzionale, o con APC per i periodici, o con pubblicita’ o Print on Demand. Directory OA funds e Open access directory. OA quindi sta diventando maturo, anche editori di alto livello adotta il modello, parallelo al modello abbonamento.
La discussione e’ nata al Nord ma diffuso ora ovunque, come SCIELO in America Latina. I problemi non risolti sono molti. Il primo e’ quello di convincere i docenti a versare i loro contenuti. Il secondo problema e’ l’interoperabilita’. Uno dei problemi e’ il regime dell’IF, forse il maggiore ostacolome dobbiamo avere diverse misure di impatto.