Archivio per Maggio 2014
Library Advocacy & Lobbying: Libraries as advocates (International)
Pubblicato da A.M. Tammaro in Anna Maria Tammaro il 28 Maggio 2014
Un successo di IFLA nella sua attività di advocacy: 650.000 firme per la richiesta mandata all’Unione Europea di rivedere le sue decisioni circa le limitazioni del copyright e le eccezioni per le biblioteche e gli archivi
Dov’è l’utente nel modello di biblioteca? un’interessante conversazione avviata a Trieste durante il Convegno ACNP NILDE
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Biblioteche universitarie il 23 Maggio 2014
Il Convegno ACNP NILDE a Trieste ha stimolato i partecipanti ad avviare alcune interessanti conversazioni, che vanno al cuore della professione. Nella Sessione del 23 maggio la conversazione ha toccato il tema dell’utente e la digitalizzazione delle risorse e dei servizi. Due approcci a confronto “Digitalizziamo e poi l’utente verrà” oppure “Concentriamoci sugli utenti e facilitiamogli la vita”. In realtà, non sono due approcci diversi per la finalità, che è sempre quella di favorire l’utente, ma di metodologia per raggiungerli. E’ diversa anche la filosofia del bibliotecario: “reattiva”, cioè di risposta di nicchia ad una situazione avvertita di rischio anche se non imminente o “proattiva”, cioè di guidare il cambiamento in partnership con gli utenti.
Ho apprezzato la trasformazione delle caratteristiche genotipiche descritta da Cristina Cocever e Marco Chiandoni ma va a mio parere parzialmente corretta. La struttura resta: perché confondere il luogo fisico della biblioteca con l’organizzazione di risorse e servizi che la biblioteca attua? la biblioteca potrà continuare e sarà necessaria anche per servizi virtuali! Il personale qualificato resta, ma è più qualificato. Nella trasformazione delle biblioteche da “collezioni a competenze”, il bibliotecario digitale è altamente qualificato, combinando le conoscenze bibliografiche con la competenza del contesto disciplinare in cui si lavora ed anche le competenze tecnologiche necessarie per realizzare i servizi. La biblioteca digitale ed anche la biblioteca ibrida – quella di cui si è parlato in queste due giornate – non implicano la disintermediazione, ma invece personale altamente qualificato che sappia comunicare con l’utente in modo innovativo.
La collezione continua ad essere organizzata per migliorare l’accesso e l’uso per un pubblico determinato ma i portali integrati sono superati dalle piattaforme, in cui non solo si offre l’accesso a risorse da scaricare ma si consente l’interazione con risorse e servizi che consentano di inserirsi nel flusso di lavoro dell’utente (in un approccio inside-out).
Ma l’utente dov’è? “Costruiamo la collezione e poi l’utente verrà” o in altre parole l’offerta crea la domanda! Concentrandosi nella consistenza delle risorse storiche, c’è stata l’evidenza della domanda rivelate dalle statistiche di NILDE. Risultato molto buono quindi! ma mi chiedo quando le biblioteche avranno completato la digitalizzazione di questo patrimonio storico, in un certo senso “museificandosi”, quale ruolo continueranno ad avere?
Simonetta Righi, Maurizio Zani (Università di Bologna) e Monica Bucciarelli, Vanessa Maria Mancini, Lyda Lanciaprima (Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G.Caporale”) partendo dal contesto generale dell’istituzione e dal contesto specifico della comunità disciplinare hanno descritto la loro “visione del servizio” che è essenzialmente”Facilitiamo la vita dell’utente”. Sono partiti dalle priorità evidenziate di velocità di risposta, disorientamento sulle modalità di accesso e di visibilità dei prodotti della ricerca, combinando le risorse della biblioteca con strumenti software per nuovi servizi che soddisfano queste esigenze.
In conclusione, trovo che manca la comprensione di cosa sia la biblioteca digitale. Il riferimento necessario per me è il modello DELOS di biblioteca digitale inteso come “uno strumento a supporto dell’attività intellettuale, senza barriere di spazio, tempo, logiche, concettuali, o personali» (traduzione mia). Per DELOS le biblioteche digitali si sono evolute da sistemi centrati sul contenuto a sistemi centrati sulle persone, con il ruolo che è cambiato da quello di memoria statica per il recupero veloce delle informazioni a quello di facilitare la comunicazione, la collaborazione ed altre forme di condivisione”.
Le presentazioni hanno evidenziato due concetti diversi della biblioteca digitale: questa viene percepita come un deposito di contenuti digitali con dei servizi di ricerca collegati, o come uno spazio virtuale (il sito Web, la piattaforma) dove trovare risorse digitali, servizi e strumenti software per facilitare la ricerca.
Library Advocacy & Lobbying: ilovelibraries.org (USA)
Pubblicato da A.M. Tammaro in Anna Maria Tammaro il 23 Maggio 2014
In questa settimana International Librarians Network discute di advocacy. Quali sono i migliori progetti di advocacy? Bibliopride è un progetto di advocacy?
Biblioteche universitarie ed il cambiamento della comunicazione scientifica: una Tavola rotonda a Trieste
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Biblioteche universitarie, Valutazione della ricerca il 22 Maggio 2014
Il secondo Convegno congiunto ACNP e NILDE si tiene il 22 e 23 maggio 2014 a Trieste presso l’Università con il titolo Ecosistemi per la ricerca e affronta in un’ottica internazionale i temi del rapporto tra cataloghi collettivi e servizi interbibliotecari e il più generale ambito della ricerca scientifica.
Il coordinatore della Tavola rotonda Ivana Truccolo (Biblioteca di Aviano) ci ha dato due domande a cui rispondere. Di seguito le domande e le mie risposte:
1)Esiste, a Vostro parere, un terreno di possibile collaborazione fra ciò che si muove a livello governativo, nei vari ambiti, e quello che si muove nelle biblioteche italiane, in tema di valutazione della ricerca e supporto alla valutazione? Se sì, su quali elementi si basa? Se no, quali sono i motivi/vantaggi/criticità/eventuali controindicazioni per entrambe le parti?
Io credo che la domanda vada inquadrata nel cambiamento in corso della comunicazione scientifica. Questo cambiamento è spinto dall’editoria digitale e dalle tecnologie di Internet e del Web e ha reso possibile una trasmissione veloce di idee e dati di ricerca ed altre possibilità innovative, come la ricerca collaborativa, che non erano possibili prima e che stimolano molto la creatività. Questo cambiamento della comunicazione scientifica è universale, non limitato all’Italia. Tuttavia, ci sono degli ostacoli, che osservo soprattutto in Italia: la tardiva accettazione delle pubblicazioni digitali nella valutazione della ricerca, la peer review e l’abilitazione all’insegnamento. Allora la domanda da chiedersi è: quale ruolo ha la biblioteca universitaria oggi nella comunicazione scientifica? quale ruolo dovrebbe assumere la biblioteca universitaria nel cambiamento della comunicazione scientifica?
Il ruolo avuto finora è quello che è stato chiamato da Dempsey Outside-In o anche chiamata tendenza centripeta (biblioteca centrica). La biblioteca ha acquisito una collezione composta da risorse di conoscenza prodotte all’esterno, ha organizzato queste risorse come sua principale funzione e le ha rese disponibili in modo più o meno integrato nel sito Web della biblioteca, garantendo l’accesso con cataloghi (parziali) e bibliografie (bookmarks). Il ruolo che la biblioteca potrebbe avere, anzi a mio avviso deve avere se non vuole diventare obsoleta, è invece quello chiamato da Dempsey Inside-Out o tendenza decentrata (centrata sull’utente), in cui la biblioteca cerca di disseminare all’esterno la collezione di conoscenza prodotta dall’istituzione e moltiplica i canali di accesso della biblioteca, andando lì dove sono gli utenti e cercando di essere integrata nel flusso delle attività degli utenti. In sostanza, come ci ha ricordato il Delegato del Rettore di Trieste alla ricerca, dobbiamo inserirci nel flusso dei processi di creazione, disseminazione e valutazione della ricerca, a cominciare dalla ricerca prodotta dalla nostra istituzione. Anche il supporto alla didattica viene incluso nel ciclo della comunicazione scientifica ed apprendere attraverso la rassegna della letteratura e la condivisione delle risorse prodotte all’interno ed all’esterno dell’istituzione è la prima fase di ogni metodologia di ricerca, in ogni disciplina. Anche gli studenti, in una didattica innovativa, sono coinvolti nella creazione di risorse digitali, non solo limitate alla tesi.
Ho detto prima che in Italia ci sono delle barriere culturali ben note a tutti voi. Ebbene il vostro ruolo come bibliotecari è di advocacy per Open Access e la vostra funzione è quella di costruire i pilastri fondamentali dell’Open Science. La vostra missione quindi non va vista limitata ai muri della biblioteca, lo sforzo da fare è quello di posizionarsi nel ciclo della comunicazione scientifica e facilitarlo. Va bene continuare a costruire strumenti di ricerca che sono essenziali come ACNP e NILDE. Mi piace qui ricordare che questi due progetti sono stati costruiti e sono gestiti con poche risorse rispetto a progetti più ambiziosi ma danno un servizio essenziale e importante molto di più di altre risorse assai più costose ai contribuenti. In particolare ACNP, sin dal suo inizio agli inizi del 1970, è nato ed è stato contestualizzato nel processo della comunicazione scientifica e deciso come progetto durante le prime Giornate della Scienza del CNR: quindi non è inquadrato nel concetto della biblioteca intesa come deposito organizzato. Per chi fosse interessato ad approfondire il problema del ruolo delle biblioteche raccomando un rapporto di Vannevar Bush Science the endless frontier.
2)Ritenete ci possa essere spazio per estendere la collaborazione fra biblioteche e ambiti governativi in tema di valutazione – a meno che non vi siano “controindicazioni” – e quali sono, a Vostro parere, obiettivi e idee pratiche per concretizzare tale estensione di collaborazione?
Le biblioteche universitarie hanno da sempre trascurato il contesto istituzionale, a favore di problematiche tecniche, coerentemente alla visione centripeta descritta sopra. Le biblioteche si comportano come un microcosmo ed anche quando si pongono nell’ottica corretta di voler essere di supporto all’utente, aspettano che questo venga in biblioteca.
Vorrei sgombrare prima di tutto il campo da possibili malintesi: niente piagnistei che i bibliotecari non sono capiti, che non vengono ritenuti all’altezza di saper fare ricerca, che non possono fare ricerca. Si cerca di utilizzare il tema della valutazione per ottener vantaggi di visibilità ala professione, che da sempre soffre di problemi di riconoscimento? oppure si cerca di facilitare la comunicazione scientica? Se le biblioteche cambiano il paradigma della tendenza decentrata e si preoccupano veramente di dare un supporto ai problemi del contesto universitario, compresa la valutazione, va da sé che riusciranno a non diventare obsolete ed ad essere integrate nel flusso rinnovato della comunicazione scientifica. Come?
AIB CNUR ha indicato nel Rapporto sulle biblioteche universitarie:
1. Biblioteca come editore di pubblicazioni Open Access per sostenere la disseminazione della conoscenza scientifica prodotta nelle università
2. L’apporto alla valutazione della ricerca Le competenze che le BUR possono mettere a disposizione delle IISR sono bibliografiche, biblioteconomiche e bibliometriche. Favoriscano l’interoperabilità tra gli archivi istituzionali e le anagrafi della ricerca
A queste io aggiungo altre attività: Raccolta e gestione dei dati di ricerca ed anche supporto all’editoria digitale. La cura dei dati è un nuovo ruolo da assumere, di cui sottolineo l’urgenza, il supporto attivo all’editoria digitale (ed aggiungerei anche all’e-learning) rientra nel ruolo di inserirsi nella comunicazione scientifica a cominciare dalla creazione della conoscenza.
I bibliotecari hanno avuto finora un ruolo passivo e questo li pone in una posizione rischiosa, quando gli amministratori on ne percepiscono il valore ma invece ne vedono i costi dei depositi e dello staff. Il cambiamento di prospettiva è quello di diventare dei supporti alla ricerca e didattica, spostarsi da un punto di vista basato sulla collezione ad un punto di vista basato sulle competenze. Può anche dirsi che sicuramente nessuno chiede ai bibliotecari di assumere questo nuovo ruolo: ma non è questo un motivo per non farlo. Come anche i bibliotecari sono spesso assenti dai tavoli dove si distribuiscono le risorse. Ma questo è responsabilità dei bibliotecari che non sono capaci di comunicare il loro valore.Inoltre devono far guidare le loro linee strategiche dalla missione istituzionale dell’Università e non dalle tradizionali funzionalità bibliotecarie. In questo modo le biblioteche possono continuare a mantenere un posto centrale nell’Università.
Biblioteche dei Conservatori di Musica: una giornata di studio IAML Italia a Firenze
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Biblioteche Conservatori di musica, Biblioteche universitarie, Open Access il 22 Maggio 2014
I Conservatori di Musica e la ricerca: il ruolo delle biblioteche per la qualità degli studi, la governance e la valutazione degli istituti è il titolo della 20. Giornata di studio IAML Italia svoltasi il 16 maggio a Firenze presso la Sala Comparetti della Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze. Ho trovato molte somiglianze con le biblioteche universitarie, sia di problematiche, che di approcci e posso dire che, come le biblioteche universitarie e di ricerca, le biblioteche dei Conservatori si trovano in una fase cruciale, dal mio punto di vista piena di opportunità, in cui il cambiamento tecnologico sta avendo un impatto sulle abitudini di ricerca degli utenti. Dove è l’opportunità? l’opportunità è quella di fare un salto di qualità delle biblioteche (e dei bibliotecari) acquistando o mantenendo un ruolo centrale nell’istituzione e soprattutto nel flusso della creazione di conoscenza.
Nella prima sessione sono state presentate alcune risorse digitali per gli studi musicali: in un approccio tradizionale per le biblioteche si parte dalle collezioni e dagli strumenti bibliografici. Tuttavia queste risorse che sono state presentate non si limitano alle funzioni di cataloghi e bibliografie ma sono evidentemente strumenti che innovano la ricerca, perché offrono funzionalità a valore aggiunto allo studioso. Leonella Grasso Caprioli (Università di Padova) insieme all’editore Guido Liguori ha descritto contenuti e funzionalità del Lessico Italiano del Canto che oltre a rendere disponibili più di 5000 lemmi ne evidenzia tutte le relazioni semantiche strutturate come un thesaurus. Una funzionalità avanzata che è stata descritta è la disponibilità della fonte trascritta per intero e non solo un indice di parole: l’estrazione del lemma dalla fonte che prima non era pssibile dà la possibilità di contestualizzare altre fonti collegate e rappresenta un’innovazione della ricerca che può modificare l’approccio stesso dell’utente. Caprioli in conclusione ha prospettato il desiderio di allargare al contributo aperto da parte degli stessi utenti per costituire una comunità collaborativa, prospettando l’opportunità della ricerca collaborativa. Sono anche stata colpita dalla presentazione di Agostina Zecca Laterza e Pierluigi Ledda (Ricordi) in cui il Catalogo numerico di Tito Ricordi ottocentesco di Ricordi, pubblicato in parte sempre da Zecca Laterza, è stato messo in linea in modalità open. Laterza ha evidenziato che il mondo della musica è sempre stato globale ed ha circolato facilmente e senza diritto di autore almeno fino a fine ‘800: di chi era proprietà la musica? editore ha sempre avuto il diritto di proprietà ma questo era limitato nella sua città ed inoltre per chi sapeva anche scrivere mentre si ascoltava la musica, non c’erano vincoli alla disseminazione. Il Catalogo di Ricordi ha quindi valore bibliografico perché descrive le date in cui Ricordi ha acquistato le opere. Nella prefazione del primo volume che è stato ripreso online sono state comprese anche i supplementi e il secondo catalogo pubblicato nel 1858 circa con 200.000 opere. Mi ha particolarmente colpito l’attività appassionata di Agostina Zecca Laterza che, ormai in pensione da anni, continua ad impegnarsi nella sua ricerca, utilizzando gli strumenti tecnologici più avanzati per aggiornare il lavoro fatto sempre da lei negli anni passati. Agostina Zecca Laterza, in risposta al mio commento su come le tecnologie cambiano il lavoro del bibliotecario, mi ha risposto “Io non ho cambiato, io continuo a fare la bibliotecaria”! Il Répertoire International de Littérature musicale descritto da Zdravko Blazekovich (executive editor RILM, New York) e da Gionata Giacomelli (EBSCO)contiene circa 750000 record estratti da pubblicazioni periodiche di cui 700 italiane, libri ed altro, dal 1835 al 1966 e dal 1967 ad oggi, abstract in lingua originale e alcuni in inglese. Piattaforma integrata in JSTOR e organizzata con Comitati nazionali RILM che raccolgono gli abstract; questi Comitati lavorano in collaborazione coi corsi di biblioteconomia presenti nei Conservatori ed anche il singolo autore può collaborare direttamente. Anche Torrossa (Casalini Libri) offre numerose risorse per la musica nella piattaforma full text illustrata da Andrea Ferro.
Tutte queste risorse digitali per la musica sono rese disponibili con abbonamento e licenza di accesso dall’editore. Tutte queste risorse chiedono e prospettano per altro di avviarsi alla ricerca collaborativa, chiedendo il supporto degli studiosi per il continuo aggiornamento. Potrebbero – ho pensato – le biblioteche dei Conservatori offrire uno spazio per facilitare la ricerca collaborativa? L’attività delle biblioteche è sempre stata collaborativa. Inoltre mi ha particolarmente interessato notare che quando si sollecita la ricerca collaborativa non si pensa ad includere le biblioteche, che potrebbero anche arrivare ad avere un ruolo di editore. Il problema che ho notato con le risorse presentate durante la Giornata è che anche le risorse aperte non mi sembra consentano il ri-uso e l’interoperabilità è ancora un obiettivo da raggiungere.
Nella seconda parte della Giornata ci si è concentrati sulle biblioteche dei Conservatori musicali, che pur avendo investito molte risorse in OPAC sono in ritardo per servizi come recuperare il pregresso del catalogo, integrare le risorse digitali e le banche dati in linea, la disponibilità di un motore di ricerca specializzato e unico. Possono le biblioteche dei Conservatori accompagnare il cambiamento dei Conservatori? In particolare possono essere di supporto alla valutazione della ricerca.
Il gruppo di studio per la definizione dei criteri di valutazione per i Conservatori è stato presentato dal Presidente Paolo Troncon (Presidente Conferenza dei Direttori e gruppo di studio ANVUR) e la comunità di ricerca degli studiosi di musica (Artistic research e l’associazione RAMI) è stato presentato da Leonella Grasso Caprioli (Conservatorio di Vicenza). Ho particolarmente apprezzato queste due presentazioni, che evidenziano un cambiamento di approccio verso la valutazione e come questo possa migliorare la qualità della ricerca e di conseguenza migliorare la qualità delle biblioteche. Si sta avviando un circolo positivo quindi, ma ancora ci sono degli ostacoli da parte delle biblioteche. Federica Riva (Presidente IALM) ha brevemente descritto i punti di forza e le criticità delle biblioteche nei Conservatori di musica alla luce del loro coinvolgimento nei processi di valutazione. La mia percezione è che le biblioteche dei Conservatori non sono veramente inserite nei processi della ricerca degli studiosi ed hanno forse ancora un approccio conservativo e basato sulla conservazione delle collezioni. I bibliotecari dei Conservatori potrebbero ispirarsi agli indicatori utilizzati dal Progetto GIM delle biblioteche universitarie.
Aspettative generali e indicazioni professionali sono venute nella discussione finale dal prof. Sergio Cordibella, Presidente della Conferenza nazionale dei presidenti dei Conservatori italiani. Di fronte alle nuove esigenze della valutazione della produttività scientifica, ha affermato Cordibella, occorre migliorare i servizi delle biblioteche con orari prolungati, gli studenti hanno bisogno di supporto per fare tesi di laurea, devono saper usare i repertori, ed avere servizi. La biblioteca è importante per l’accreditamento degli istituti? deve avere allora i requisiti strutturali, organizzativi e professionali.
Salone del libro di Torino: si parla del futuro delle biblioteche digitali
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Partneship, Preservazione digitale il 11 Maggio 2014
Le biblioteche digitali sono uscite dalla loro preistoria (descritta dai visionari come Bush e Nelson) ed hanno superato con successo la fase dei prototipi realizzati da biblioteche speciali e si sono diffuse a tutte le tipologie di biblioteca, continuando a crescere. Tuttavia permangono concezioni diverse del servizio: sono evoluzione delle tradizionali biblioteche oppure danno un servizio che “rivoluziona” il concetto di biblioteca? Nell’ecosistema digitale, c’è da chiedersi qual è il futuro delle biblioteche digitali? Ne hanno discusso durante una tavola rotonda organizzata dal Salone del libro di Torino Anna Maria Tammaro con Maria Letizia Sebastiani (Direttrice Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), Tommaso Giordano (Direttore Biblioteca Istituto Universitario Europeo), Gianfranco Crupi (Sapienza Digital Library), Iolanda Rolfo (Istituto e Museo di Storia della Scienza), Maurizio Vivarelli (Università di Torino).
La Biblioteca digitale è come primo concetto una collezione digitale. Dal Rapporto 2013 di Europeana si può evidenziare la crescita nel tempo di contenuti digitali in Italia nelle biblioteche, compresi gli e-book che nascono originariamente digitali. Nell’indagine fatta da Enumerate nel 2013, a cui hanno risposto 23 istituzioni italiane che partecipano ad Europeana, la percentuale di oggetti digitali delle istituzioni culturali rispetto al patrimonio posseduto si attesta sull’11% mentre in Europa è al 17%. Il risultato è da considerare buono, considerando gli ostacoli ed anche alcune barriere culturali che ancora si frappongono alla digitalizzazione.
Maria Letizia Sebastiani ha illustrato i progetti della BNCF nazionali ed internazionali, evidenziando il ruolo pionieristico svolto dalla Biblioteca fin dagli anni ’90 e la funzione essenziale svolta a livello nazionale per la preservazione digitale con Magazzini Digitali ed il deposito legale. La collezione digitale continua ad essere incrementata malgrado la difficoltà di scarsità di risorse che affliggono la Biblioteca (poco più di 100 bibliotecari e solo 10 tecnici informatici) grazie a progetti di cooperazione con istituzioni pubbliche e private (come Google Books e Pro-Quest). La Biblioteca digitale è considerata strategica dalla BNCF che investe quindi sulla sua costruzione e sviluppo con continuità e rende accessibile il testo pieno dall’OPAC, ma la Direttrice richiama l’attenzione dei finanziatori e dei politici per garantire sostenibilità ai servizi.
Un altro aspetto della biblioteca digitale riguarda l’accesso all’editoria originariamente digitale. Tommaso Giordano ha parlato del cambiamento della biblioteca, descrivendo la storia di una biblioteca relativamente giovane, come la Biblioteca IUE, ed il mondo delle biblioteche accademiche che sono investite dal cambiamento della comunicazione scientifica, con il problema delle licenze di accesso e la continua riallocazione di risorse: la sfida consiste nel mantenere la struttura tradizionale ed insieme investire per l’innovazione. Tra i costi che comporta la biblioteca digitale sono da considerare i costi dell’infrastruttura tecnologica e l’IVA al 21% per contenuti digitali. Giordano ha evidenziato inoltre le difficoltà causate dal quadro legislativo, con il copyright restrittivo per le licenze di accesso che limitano il ri-uso delle risorse, che è ritenuto necessario. Come molte biblioteche accademiche, la Biblioteca dell’IUE, ha avviato nuove partnership con gli utenti ed ha assunto un ruolo di editore delle pubblicazione prodotte dai docenti dell’istituzione, raccolte nel deposito istituzionale Cadmus ed in alcune banche date specialistiche (European History primary sources (EHPS), economic and data information services, European Union Information Research Guide), che ricevono un elevato numero di visite. Per la preservazione digitale dei contenuti, la Biblioteca partecipa ai Progetti Lockss, Portico e Clockss. Giordano ha evidenziato come priorità per il futuro delle biblioteche digitali il problema della mancanza di competenze, dovute alle assunzioni bloccate dei giovani, ed allargare la partenership di cooperazione, considerando non solo istituzioni culturali, ma anche editori ed intermediari di servizi.
Un altro concetto di Biblioteca digitale è stato introdotto da Crupi, parlando della Sapienza Digital Library : la biblioteca digitale come piattaforma di servizi per gestire i patrimoni di biblioteche, archivi e musei universitari, insieme alle risorse digitali create da dipartimenti, come i dati provenienti dai risultati di ricerca ed altri archivi. La Sapienza digital Library rappresenta un investimento fatto dall’Amministrazione universitaria per dare risposta al cambiamento delle università verso il digitale, mettendo a disposizione Laboratori per la digitalizzazione insieme a consulenza su metadati, sulla creazione e sulla documentazione per la preservazione, su vocabolari tecnici di settore usando i Linked Data. Crupi ha evidenziato come priorità per il futuro delle biblioteche digitali il concetto di innovazione: il cambiamento della comunicazione scientifica non è solo un cambiamento di supporto dal cartaceo al digitale ma include nuove metodologie di analisi e ricerca delle diverse discipline scientifiche.
Una biblioteca digitale specializzata sul tema di Galileo è stata descritta da Iolanda Rolfo dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza, evidenziando due altri aspetti della biblioteca digitale: l’aggregazione di risorse provenienti da diverse biblioteche ed i servizi specialistici di ricerca a supporto degli studiosi. Galileothek@ offre un esempio avanzato di biblioteca digitale comprendente le opere di e su Galileo, insieme a strumenti di ricerca che offrono vari servizi.
Infine Vivarelli ha evidenziato l’esigenza di nuovi corsi interdisciplinari per formare una nuova generazione di professionisti che sappia combinare competenze tecnologiche e competenze professionali tradizionali e rinnovate. Partendo dall’articolo di Crocetti Bibliotecarius tecnologicus del 1998, ha descritto l’importanza dell’interdisciplinarietà e la multidisciplinarietà ed anche le difficoltà di griglie disciplinari rigide.
In conclusione, la tavola rotonda ha toccato molti aspetti che meritano maggiore riflessione e soprattutto attenzione da parte di tutti gli interessati. La Biblioteca digitale è un’organizzazione complessa che richiede diversi livelli di attività ed infrastrutture. Un approccio coordinato ora manca ed invece riuscirebbe a portare economie di scala e soprattutto migliori servizi. AIB potrà attivare delle nuove partnership ed anche fare qualcosa di concreto per facilitare il futuro delle biblioteche digitali?