Archivio per la categoria IFLA
IFLA Global Vision Project: Barcelona Kick-Off Workshop
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Call for action, IFLA, IFLA Global Vision, visione il 12 aprile 2018
Dopo il President’s Meeting, c’è stato a Barcellona lo scorso marzo il Kick-off Workshop con due giorni di attività e discussioni sul Progetto Global Vision di IFLA a partire dal Global Vision Report Summary. Il rapporto completo sarà distribuito al Congresso mondiale delle biblioteche e dell’informazione (WLIC) dell’IFLA a Kuala Lumpur, in Malesia, nell’agosto 2018.
Il progetto Global Vision è iniziato nell’aprile 2017 con un incontro ad Atene. Alle Sezioni dell’IFLA è stato successivamente chiesto di discutere sui valori fondamentali delle biblioteche, in cosa sono eccezionalmente brave, cosa dovrebbero fare di più e cosa di meno e delle principali sfide attuali per le istituzioni e la professione.
La ricerca in biblioteconomia: risultati ed attività della Sezione IFLA Library Theory and Research (LTR)
Pubblicato da A.M. Tammaro in IFLA, Ricerca LIS, Valutazione della ricerca il 8 marzo 2018
La ricerca in Biblioteconomia e Scienza dell’informazione (in seguito LIS) è fondamentale: deve essere considerata componente del sistema di innovazione e creazione di conoscenza della disciplina ed è anche strettamente connessa alla formazione universitaria. L’attività di ricerca è responsabilità dei professori universitari, ma deve essere anche praticata da ogni singolo professionista.
La Sezione Library Theory and Research dell’IFLA fin dal suo avvio si è concentrata sulla ricerca, sia di base cha applicata, in tutti gli aspetti della disciplina. Per realizzare questo scopo, ha realizzato alcuni strumenti, come la Classificazione degli argomenti e la Classificazione dei metodi di ricerca, il Research Toolkit e il programma di mentoring Researcher Librarian. Si parlerà di questo ed altro alle Stelline il 16 marzo prossimo durante il Seminario formativo che la Sezione IFLA ha organizzato per la prima volta in Italia, ma vorrei qui anticipare alcune note e collegamenti ai documenti disponibili.
Il bibliotecario moderno: attualità di De Gregori nel definire il profilo professionale
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, IFLA, IFLA Global Vision, IFLA TREND REPORT, livello professionale, Luigi De Gregori, Profilo il 7 ottobre 2017
Lo scorso 2 ottobre ho partecipato ad un Seminario di intitolazione a Luigi De Gregori della Biblioteca del MIUR. Questo evento a cui sono stata invitata come relatore, mi ha permesso di approfondire per una maggiore conoscenza la figura professionale di questo bibliotecario che rappresenta un modello importante per la comunità professionale italiana ed internazionale.
Dopo il difficile periodo della seconda guerra mondiale, De Gregori, aprendo la Rivista delle biblioteche (1947) ci lascia il suo ultimo articolo che descrive il profilo del bibliotecario moderno: possiamo considerarlo il suo testamento spirituale perché morirà dopo pochi mesi. Chi è il bibliotecario moderno per De Gregori?
Bibliotecario moderno
De Gregori ci dice prima di tutto cosa non è il bibliotecario moderno. Non è il bibliotecario erudito, che ha creato e gestito le biblioteche italiane durante tutto il settecento e l’ottocento. De Gregori cita Magliabechi che riusciva a leggere tutti i libri nella sua collezione; Antonio Panizzi che ha rinnovato la Biblioteca del British Museum e creato le prime regole catalografiche. Questi bibliotecari eruditi (scholarly librarian) avevano una cultura personale che conteneva molte conoscenze, anche minute, ed hanno avuto il merito di rendere accessibili le biblioteche al pubblico più vasto possibile. Le biblioteche italiane sono state per secoli le migliori del mondo, meta di viaggi spesso da tutta Europa per consultare le loro collezioni rare, tutto grazie al lavoro di questi primi bibliotecari. Il modello tuttavia del bibliotecario erudito non può essere quello del bibliotecario moderno. Lo dice quasi con dispiacere De Gregori, citando le parole di ammirazione di Putnam il Direttore della Library of Congress per il bibliotecario della vecchia scuola: “che si entusiasmava di più per l’interno di un libro che per l’esteriore compiacimento di un lettore”!
Il bibliotecario moderno è centrato sul lettore: i libri – dice De Gregori – sono solo gli strumenti di un complesso lavoro di organizzazione a servizio degli altri. Il bibliotecario moderno quindi deve continuare il lavoro dei predecessori bibliotecari eruditi, per conservare e accrescere il patrimonio della biblioteca, ma l’approccio è diverso, centrato sul servizio. Lo spirito di servizio è quindi quello che contraddistingue il bibliotecario moderno.
La centralità del servizio sembra un principio molto semplice, davvero basato sul senso comune, tuttavia De Gregori evidenzia tutte le difficoltà di realizzare questa ottica di servizio, a cominciare dalle competenze e capacità richieste al bibliotecario.
Prima di tutto il bibliotecario moderno è parte attiva della comunità professionale nazionale ed internazionale. De Gregori è stato coinvolto nella prima fase di costruzione di IFLA come è stato ricordato in questo Seminario ed aveva sviluppato una ricca rete di contatti professionali in Europa ed America, con cui teneva scambi continui di comunicazione. Questo contesto internazionale della professione è necessario per offrire un servizio di qualità: amplia lo spazio di comprensione di valori professionali e condivide le buone pratiche, contribuendo anche ogni giorno a costruire collettivamente la disciplina biblioteconomica.
Il bibliotecario moderno non è un erudito abbiamo detto, tuttavia è uno studioso, che sa applicare un metodo scientifico rigoroso di ricerca e di studio. Molti giovani arrivano in biblioteca, dice De Gregori, come ripiego, perché per motivi vari non sono riusciti a fare il ricercatore come professione. Succede che spesso, appena possibile, questi giovani cercano di lasciare la biblioteca per seguire le loro aspirazioni. De Gregori stimola ad applicare le metodologie della ricerca alle discipline che formano il bagaglio culturale del bibliotecario: bibliologia, bibliografia e biblioteconomia: il bibliotecario moderno non deve rinunciare alla ricerca, ma mettere a frutto le capacità accademiche per migliorare il servizio della biblioteca. De Gregori conosce le difficoltà di combinare ricerca e gestione delle biblioteche, di riuscire a trovare il modo di combinare interessi di ricerca con il lavoro di bibliotecario.
Il bibliotecario moderno è soprattutto un leader, o come oggi diciamo un “agente attivo” del cambiamento.
Di fronte alle tante difficoltà che trova per realizzare con successo la sua missione, deve saper organizzare con “creatività” le poche risorse materiali e umane di cui dispone. De Gregori elenca una serie di problematiche di cui molti direttori di biblioteche si lamentano, anche ai nostri giorni. Le dotazioni delle biblioteche sono esigue, costringendo il bibliotecario a fare miracoli per assicurare il servizio. Anche gli spazi sono inadeguati, ponendo vincoli all’accrescimento delle collezioni. Il personale poi è insufficiente, oltre a non essere preparato come dovrebbe.
Oltre a queste problematiche, ci sono alcuni vincoli che caratterizzano solo le biblioteche italiane. De Gregori evidenzia il problema di: “introdurre il nuovo nel vecchio: questo è il problema dell’Italia. Il problema dell’innovazione delle procedure e dei servizi è soprattutto legato alle capacità di leadership del bibliotecario moderno, che non si limita ad amministrare le istituzioni ma deve saper adeguare alle mutate esigenze del contesto istituzionale e sociale il servizio da rendere disponibile, anche utilizzando tecniche e metodi innovativi.
Il nuovo bibliotecario, quando De Gregori scrive il suo articolo subito dopo la seconda Guerra Mondiale, è ancora soprattutto impiegato nelle biblioteche storiche, in quel periodo non esistevano in Italia le biblioteche pubbliche (le biblioteche popolari non potevano essere considerate tali). Le biblioteche storiche sono ricche di fondi soprattutto con una specializzazione umanistica ed il ricco patrimonio che è stato ereditato va accresciuto e conservato, cercando un corretto equilibrio con l’esigenza di servizio. Le biblioteche non fanno come i musei che mettono gli oggetti rari in bacheca! La biblioteca dà in lettura e presta i libri a livello locale, nazionale, internazionale: i rischi di perdita o danno sono tanti. Il bibliotecario si deve prendere delle responsabilità e correre rischi, quando concede il libro in lettura o in prestito, addirittura nazionale ed internazionale. Per eventi catastrofici, questa competenza è particolarmente importante: nel periodo davvero difficile dell’occupazione tedesca e degli sbarchi degli alleati, De Gregori è stato attivamente impegnato nella protezione del patrimonio storico delle biblioteche italiane, cercando dei rifugi dove potessero essere conservati.
In apparente contrasto con tutti questi requisiti, il bibliotecario moderno, come caratteristica personale, deve essere modesto. Il bibliotecario moderno deve concentrarsi sui problemi del suo pubblico, immedesimarsi con i lettore con modestia. De Gregori avverte i giovani che si vogliono avvicinare alla professione di questa necessità di approccio al servizio, che può non piacere. Questo atteggiamento di modestia contrasta con il suo sapere, che gli deriva oltre che dagli studi anche dalla permanenza in un luogo che stimola l’apprendimento come la biblioteca.
Questa modestia “consapevole” come la chiama De Gregori si incontra o meglio si scontra con un altro problema della professione: la mancanza di comprensione della professione bibliotecaria che la società dimostra di avere, incluso sia non esperti che studiosi!
Il modello di bibliotecario moderno in conclusione è lo stesso Luigi De Gregori, tutte le caratteristiche che descrive nell’articolo citato sopra, che davvero può dirsi autobiografico, sono le competenze che De Gregori ha dimostrato durante la sua carriera professionale.
Dove aveva appreso De Gregori queste sue competenze? Come dice nell’articolo “Il bibliotecario” la sua scuola è stata la biblioteca stessa combinata con il buon senso.
Formazione e aggiornamento professionale
Una differenza tra il bibliotecario vecchio ed il nuovo è la necessità di formazione specialistica. Le biblioteche sono organismi complessi e oggi il bibliotecario moderno ha la necessità di seguire standard e procedure professionali condivise per rendere il servizio sempre migliore ed efficiente.
De Gregori cita la situazione internazionale per la formazione che conosce bene e prova a fare un confronto con l’Italia. Evidenzia che ogni nazione ha in quel periodo la sua scuola di biblioteconomia, a volte autonoma, a volta convergente con altre Facoltà e Istituti. Di fronte a questa varietà di modelli di formazione, l’esigenza che si ha in Italia è quella di formare soprattutto un bibliotecario tradizionale, che sappia gestire e guidare le biblioteche statali antiche.
Un’esigenza che descrive con chiarezza è quella di prevedere diversi livelli di qualifiche, il livello di base e il livello dirigenziale di gestione. In modo veloce identifica anche la necessità di due diversi curriculum: quello che chiama dei progressisti e quello dei conservatori. Anche se la centralità delle biblioteche storiche limita nel suo periodo la scelta al bibliotecario del vecchio tipo, non per questo ci si deve limitare a formare solo i conservatori.
Le necessità della formazione in Italia sono quindi brevemente descritte, come impegno per il futuro più che come disegno del presente. Infatti l’offerta formativa al tempo in cui De Gregori scriveva il suo articolo era limitata. De Gregori evidenzia anche alcune problematiche: docenti senza competenze adeguate e la tentazione di applicare acriticamente modelli stranieri, come quello di bibliotecario educatore e consigliere, quando ancora non esistevano in Italia biblioteche pubbliche dove i professionisti potessero andare a lavorare.
Trasformazione delle biblioteche
“Assai fosco il futuro…” De Gregori conclude il suo articolo con un moderato pessimismo!
Alcuni problemi delle biblioteche evidenziati da De Gregori sono sempre attuali: l’inadeguatezza dei fondi, la mancanza di spazio per l’accrescimento della collezione, la mancanza di personale preparato e una formazione professionale sufficiente. Tuttavia la crescita delle biblioteche italiane dal 1947 ad oggi è stata lenta eppure c’è stata!
I migliori risultati sono venuti dalla cooperazione bibliotecaria per il Catalogo Unico e SBN ha riunito in un’ottica di servizio tutte le biblioteche italiane, incluse le pubbliche, universitarie e scolastiche: la cooperazione bibliotecaria insieme all’automazione hanno raggiunto un risultato davvero importante. La nascita del Ministro dei Beni Culturali e delle Regioni nel 1975 ha differenziato inoltre le competenze delle biblioteche, creando le biblioteche per tutti distinte dalle biblioteche speciali. Ma la trasformazione maggiore è in atto in questi anni recenti, dove diversi fattori spingono al cambiamento di modelli tradizionali di servizio, soprattutto le tecnologie ICT.
Ci sono oggi nel mondo concetti diversi delle biblioteche, non solo continuano le biblioteche tradizionali organizzate per l’accesso alle collezioni, ma anche sorgono diverse biblioteche innovative che, ad esempio, si offrono come spazi per la creatività e l’apprendimento. IFLA si è fatta carico da anni di un ruolo guida per il cambiamento delle biblioteche ed ha realizzato una prima indagine delle esigenze della società (Trends Report), oltre ad essersi adoperata in un’attività di Advocacy con politici e amministratori per inserire l’accesso all’informazione negli obiettivi delle Nazioni Unite. Nell’ultimo anno, IFLA con il progetto Global Vision ha stimolato la partecipazione di tutti per riflettere e concordare una visione unitaria delle biblioteche.
La biblioteca è ora dovunque: non si confonde più con il luogo fisico che contiene la collezione, ma la sua piattaforma può essere accessibile da qualunque dispositivo. Oggi io posso interrogare il catalogo dal mio cellulare ed anche ricevere informazioni e servizi a distanza dallo stesso dispositivo. Le biblioteche ancora non sono molto attrezzate ad offrire servizi a distanza, ma ci sono buoni esempi di biblioteche innovative.
Nella biblioteca tradizionale c’è una riorganizzazione dello spazio, usato soprattutto come luogo di incontro, ad esempio per la lettura sociale, o per lavoro collaborativo della comunità locale.
La lettura ed il prestito, i due servizi tradizionali delle biblioteche, si sono anch’essi trasformati: la lettura è diventata sociale, spesso ad alta voce, o anche attraverso piattaforme che offrono Club di lettura, non importa che il libro sia su carta o digitale, i due supporti convivono e si integrano a vicenda; il prestito digitale ha dei vincoli che complicano i servizi della biblioteca ponendo nuove problematiche al bibliotecario moderno.
Più che mai servono capacità di innovazione e di leadership: di fronte a questi cambiamenti, i bibliotecari moderni hanno risposto usando una cooperazione allargata ad altri attori e soprattutto nuove partnership con le comunità di utenti. Tra le soluzioni più innovative va considerato anche il ricorso alla filantropia, cercando di attirare finanziamenti privati e non solo pubblici per trovare risorse adeguate per offrire i servizi.
Soprattutto le biblioteche innovative fanno ora di più: si sono assunte un’altra responsabilità oltre quelle tradizionali ed hanno ora il compito di fornire agli utenti le capacità di usare in modo appropriato le tecnologie disponibili per recuperare, valutare, usare e creare nuova informazione. I servizi chiamati di “alfabetizzazione” non si limitano ai testi ma includono un ruolo di supporto alle diverse competenze necessarie oggi per gli individui.
Conclusione
La biblioteca è oggi di supporto ad una società soggetta a numerosi cambiamenti, dove l’individuo deve continuamente e velocemente apprendere lungo tutta la vita. Le biblioteche più attente alle esigenze delle comunità si offrono come supporto all’apprendimento, inteso anche come apprendimento collaborativo, spazio di creatività e condivisione. Le biblioteche sono inoltre integrate insieme ad altri attori pubblici e privati nell’ecosistema digitale.
In conclusione, le competenze indicate da De Gregori nel descrivere il profilo professionale del bibliotecario sono sempre più attuali: occorre modestia e spirito di servizio, avere le caratteristiche e la visione di un leader, saper fare ricerca e far parte di una comunità internazionale.
Non potrà bastare però al bibliotecario moderno un semplice “senso comune” per saper prendere decisioni nel periodo complesso in cui ci troviamo. Formazione ed aggiornamento continuo dovranno essere considerati requisiti essenziali del professionista ed adeguare la formazione ai bisogni locali è uno degli obiettivi attuali di IFLA.
Libraries in Digital Age (LIDA): la trasformazione delle biblioteche in era digitale
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Biblioteca partecipativa, IFLA, Open Science, visione il 21 giugno 2016
La serie annuale di Conferenze internazionali LIDA (dal 2012 biennale) è un osservatorio privilegiato per la trasformazione delle biblioteche nell’era digitale, a partire dal primo incontro nel 2000 a Dubrovnik, dove il tema su cui ci si è concentrati è stato l’impatto di Internet. LIDA ha una prima caratteristica: si concentra sulla ricerca! L’Association for the Information Science & Technology ASIS&T European Chapter fin dall’inizio è stato collegato alla Conferenza. Una novità di quest’anno è stata la partecipazione per la prima volta dell’Asia Chapter di ASIS&T. Un’altra caratteristica di LIDA è che il target privilegiato sono gli studenti di biblioteconomia e scienza dell’informazione. Questi partecipano attivamente all’organizzazione e contribuiscono ad una parte sostanziale del programma: presentano poster, discutono la loro idea di tesi (PHD Forum) e quest’anno hanno anche presentato i loro lavori di ricerca (Student Showcase). Anno dopo anno mi ha colpito come gli studenti soprattutto della Croazia hanno migliorato le loro competenze linguistiche e di metodologia della ricerca, grazie a questa Conferenza di successo che porta a Zadar gli esperti più noti della biblioteca digitale nel mondo. Tatjana Aparac-Jelušić e Tefko Saracevic organizzatori della Conferenza hanno ricevuto un ampio riconoscimento del loro merito per LIDA e non solo.
Due i temi scelti per l’edizione 2016: 1) Digital Curation and Preservation – Current Trends and Research e 2) Use Studies, Education & Training for Digital Library Collections.
Twitter account: https://twitter.com/LidaZadar2016 hashtag #LIDA2016 Facebook account: https://www.facebook.com/lida2016/
E’ il Trend N.1: nuovi business model
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Biblioteca partecipativa, IFLA, IFLA TREND REPORT il 29 luglio 2014
IFLA TREND REPORT N. 1
Il paradosso attuale della società è che mentre l’accesso all’informazione sembra a portata di mano finalmente per tutti, diventa sempre più difficile accedervi: questo è il Trend n. 1 nell’IFLA Trend Report (nella traduzione italiana realizzata dai Giovani bibliotecari e aspiranti)- Le biblioteche che hanno la missione di garantire a tutti il diritto ad accedere all’informazione si trovano in competizione con altri attori nel settore, ben più potenti. E’ recente la notizia, pubblicata da La Repubblica 19 luglio 2014 ad esempio di Amazon che per 10 dollari al mese offre libri “no limit”.
Si potrebbe forse dire: “ma le biblioteche italiane si concentrano nel patrimonio e non nell’informazione!” inoltre “i beni culturali in Italia non hanno ancora una strategia per la digitalizzazione e quindi si tengono fuori dal mercato”! ebbene sembra che anche le biblioteche tradizionali si trovano in competizione nello scenario economico non favorevole della crisi.
Il Centro Studi della Confindustria ha pubblicato nel dicembre 2013 un interessante rapporto intitolato “Cultura motore dello sviluppo” nella collana Scenari economici in cui si afferma con chiarezza che “non c’è sviluppo senza cultura”! Gli autori sono Mauro Sylos Labini, Alessandro Gambini e Luca Paolazzi e partono dal modello di Cultura a centri concentrici elaborato dall’economista australiano Trosby David “Concentric Circles Models of Cultural Industries” in Cultural Trends, 17 (2008) p 147-164.
Convergenza e MAB: qualche anticipo della discussione della Conferenza Satellite a Torino
Pubblicato da A.M. Tammaro in Biblioteca digitale, Convergenza MAB Musei Archivi Biblioteche, IFLA, livello professionale il 20 luglio 2014
La convergenza delle biblioteche, archivi e musei è stata stimolata dalla tecnologia in molte aree del mondo ed anche aiutata da finanziamenti ed incentivi economici ricevuti da progetti europei e locali, tuttavia manca un’analisi critica delle diverse identità professionali e una ricerca sulla loro integrazione. Il MAB, insieme ad AIB Piemonte e le Biblioteche civiche di Torino ospitano la Conferenza Satellite di IFLA LTR Sezione Library Theory and Research, che si terrà a Torino il prossimo 13-14 agosto 2014.
Le domande che la Sezione IFLA Library Theory and Research si è posta sono:
- “I fenomeni di convergenza digitale influenzano la convergenza disciplinare?”
- “Quali sono i modelli di convergenza digitale in Europa, Asia e Stati Uniti e come si riferiscono alla riorganizzazione dei curricula accademici”.
Nella prima sessione della Conferenza Satellite dal titolo “Barriers and opportunities” Rubichi, Verna e Pagano (Università di Torino) parleranno dei modelli di spazio, fisico e virtuale delle istituzioni culturali usando il caso di studio di Montelupo Fiorentino. Prima di concentrarsi sullo stato attuale della digitalizzazione del patrimonio culturale, occorre riflettere su possibili ostacoli che possano influenzare l’usabilità e l’impatto culturale dei progetti. Russo (University di Torino) e Leonardi (Vercelli) affermano che è necessario un approccio “comprensivo” alla catalogazione, gestione e accesso alle collezioni. Gli investimenti anche enormi dedicati alla digitalizzazione di massa possono portare a risultati adeguati? Isto Huvila (Uppsala University) afferma che c’è un cambio di paradigma (game change) e c’è un gap tra letteratura degli informatici e dei professionisti, come anche c’è un gap su come i professionisti concepiscono il loro futuro.Il cambiamento di prospettiva sull’impatto degli oggetti culturali digitalizzati è molto controverso. Leggi il seguito di questo post »
Traduciamo l’IFLA Trend Report: done!
Pubblicato da A.M. Tammaro in IFLA, visione il 19 luglio 2014
Giovani Bibliotecari e Aspiranti
Ce l’abbiamo fatta!! Dopo circa due mesi di lavoro, abbiamo consegnato a la traduzione in italiano dell’ Insights Document di IFLA Trend Report che è ora disponibile sul loro sito.
La responsabile incaricata da IFLA, Ellen Broad, ci ha ringraziato via mail e pubblicamente per l’ottimo lavoro che non solo contribuisce alla promozione del documento, ma anche alla dimensione internazionale e multilingue del progetto.
Da parte nostra, un enorme grazie va ai membri del gruppo Monica Achille, Chiara Consonni, Raffaela Damiani, Nadia Di Bella, Enrico Francese, Ilaria Gobbini, Elena Giusti, Manuela La Rosa, Edoardo Parisi, Maria Rita Santagata, Donata Saponaro, Caterina Spagnuolo, Elettra Tsikoudis, Lara Turchetto, che hanno messo a disposizione le loro competenze e il loro tempo (taaanto tempo); cogliamo inoltre l’occasione per ringraziare la traduttrice ed interprete Donata Pedralli che, in forma del tutto volontaria, ci ha dato una (grossa, grossissima) mano in fase di revisione ed editing del testo.
Messico: discussione e sintesi del Trend Report di IFLA
Pubblicato da A.M. Tammaro in IFLA, programma, visione il 15 marzo 2014
Il Messico ha pubblicato una sintesi della discussione degli esperti che hanno realizzato il Trends Report di IFLA.
La sintesi comprende gli interventi ed i seguenti temi:
The future of copyright, new business models and the public interest
The disruptive democratisation of education
Online activism, governance, privacy and security
Economic and demographic trends
Technological trends
Una versione della pubblicazione è accessibile qui: http://trends.ifla.org/mexico-synthesis
Ruolo delle Associazioni bibliotecarie
Pubblicato da A.M. Tammaro in AIB, IFLA, livello professionale, Profilo il 11 marzo 2014
Per migliorare l’immagine dei bibliotecari, occorre partire dal rafforzamento delle Associazioni bibliotecarie! questo è il risultato di una discussione avviata da IFLA con l’UNESCO sin dall’inizio degli anni ’70 e che ha portato prima alla costituzione della Round Table on Library Association Management e poi alla Sezione Library Association Management.
Per rafforzare le Associazioni Bibliotecarie, l’UNESCO alla fine degli anni ’80 ha pubblicato le linee Guida per le Associazioni Bibliotecarie che sono accessibili qui:
http://www.unesco.org/webworld/ramp/html/r8911e/r8911e00.htm#Contents
Continuando a concentrare i suoi sforzi per rinforzare le Associazioni bibliotecarie, IFLA ha sviluppato il Programma Building Strong Library Association, basato sull’addestramento in e-learnng delle Associazioni interessate a migliorare se stesse e l’immagine dei bibliotecari, che potete accedere qui: http://www.ifla.org/about-bsla.
Sono sei le nazioni in cui il Programma BSLA di IFLA è stato utilizzato e sono stati diffusi i risultati e l’impatto che il programma ha avuto nelle Associazioni bibliotecarie, i suoi membri e la società che usufruisce dei servizi bibliotecari. L’impatto è stato evidente e misurabile!
Il materiale nella piattaforma e-learning prodotto da IFLA è liberamente utilizzabile ed anche traducibile.
Perché non usarlo? i moduli sono 8 e coprono i seguenti temi:
Library Associations in Society: An overview
Module 1: The aim of this module is to provide the context for the role that library associations can play in society and what makes a successful library association.
Building Your Library Association
Module 2: The aim of this module is to describe the basic components of a typical library association and discuss what needs to be put in place in order to establish and operate a successful association.
Sustaining your Library Association
Module 3: This module is aimed at developing strategies for the long-term operation and sustainability of your library association.
Developing Strategic Relationships: Partnerships and Fundraising
Module 4: The aim of this module is to explore the need for library associations to build relationships with the wider community for both fundraising and developing and maintaining strategic partnerships.
Libraries on the Agenda
Module 5: This module focuses on the role of the library association and libraries in the broader society with particular reference to functions in advocating, educating and campaigning for the increased importance of libraries in the information society.
Library Statistics for Advocacy
Module 6: This module was designed by a working group of IFLA’s Statistics and Evaluation Section. Whenever we communicate with politicians, funding bodies or library stakeholders: if we want to put our libraries on the agenda, we need numbers, statistics and evidence to prove our point and underline our arguments.
Train the Trainer
Module 8: The principal aims of this module are: To introduce participants to the IFLA Building Strong Library Associations Program
Questi strumenti sono importanti per rafforzare AIB e sostenere l’azione che ha iniziato ad intraprendere di riconoscimento della professione e di promozione del ruolo sociale delle biblioteche.
Ad esempio AIB potrebbe avvantaggiarsi dei materiali di BSLA per fare un corso sull’Advocacy.
Immagine dei bibliotecari: un Rapporto IFLA ancora attuale
Pubblicato da A.M. Tammaro in IFLA, livello professionale, Profilo il 1 gennaio 2014
Nel 1992 IFLA ha organizzato una conferenza Satellite a New Delhi dal titolo “Image, status and reputation of LIS professionals” ed ha pubblicato gli Atti che sono accessibili parzialmente in Google Books.
Di seguito i temi discussi, con una sintesi delle discussioni:
1. Scarsa comprensione da parte della persone di cosa fa il bibliotecario e quali siano le sue responsabilità
E’ una professione “invisibile” ma dipende dai bibliotecari che sembrano avere la tendenza a non presentarsi bene in pubblico, con un atteggiamento passivo invece che attivo, non capaci di competere con colleghi di altre aree affini, come l’informatica.
2. La maggioranza dei bibliotecari sono donne in paesi dove culturalmente è attribuito alle donne un basso profilo
Questo è simile al caso della formazione, anche nelle scuole prevalgono le donne. Nella discussione, si è affermato che è responsabilità delle donne alzare il livello professionale e dimostrarlo.
3. Troppi diplomati dalle Scuole di biblioteconomia rispetto ai posti di lavoro disponibili
Una maggiore collaborazione tra Scuole di Biblioteconomia e Associazioni è necessaria, per l’accreditamento dei corsi, per una maggiore conoscenza del mercato del lavoro, per alzare il livello professionale. Le Associazioni sono responsabili per la formazione continua ed eventualmente per un albo professionale.
4. Il lavoro attuale fatto da molti professionisti è ad un livello di qualificazione minore (para-professionale) in confronto ad altri impiegati in altri settori delle Amministrazioni, di Aziende private e delle Università
La confusione tra attività professionali e para-professionali nasce proprio dai professionisti, a cominciare dal nome. Per motivi di mero risparmio, i datori di lavoro preferiscono impiegare personale a livello para-professionale, oppure preferiscono reclutare professionisti con altro background come informatici, Web designer, etc. La soluzione è solo una: dare la possibilità ai bibliotecari con un livello professionale basso di formarsi per elevare il loro livello. Le Scuole di Biblioteconomia possono essere coinvolte insieme alle Associazioni professionali per programmi congiunti di formazione continua. Le Associazioni professionali devono organizzare programmi di aggiornamento sulle tecnologie ed il cambiamento.
5. Mancanza di un riconoscimento della qualifica da parte dello Stato
Due sono le esigenze: 1) un Albo della professione, 2) il riconoscimento da parte dello Stato. Entrambi devono basarsi su uno standard condiviso. Chi deve predisporre per primo questi standard? I professionisti, le Associazioni Bibliotecarie e quindi lo Stato? oppure all’opposto, lo Stato, le Associazioni bibliotecarie e poi i professionisti?