Uno sguardo al passato, per iniziare ad introdurre l’argomento. Nel 1996 alle Stelline si è parlato di spazi della biblioteca ed il volume degli atti “La biblioteca tra spazio e progetto” registra le idee emerse in quell’incontro. La tecnologia della biblioteca digitale era all’inizio ma già molte trasformazioni erano avvenute nelle biblioteche che cominciavano ad essere in rete ed avevano un sito. Solimine nella sua presentazione “Spazio e funzioni nell’evoluzione della biblioteca” cercava di individuare il focus, il centro di gravità su cui concentrare il disegno degli spazi e in un’analisi storica delle funzionalità, lo individuava nello spazio della lettura (o studio). Nella mia presentazione “Lo spazio fisico della biblioteca elettronica” io individuavo l’integrazione dello spazio fisico e di quello virtuale, con il centro di gravità nella comunicazione con il pubblico, anche remoto e con le tecnologie come catalizzatrici dell’evoluzione dei servizi della biblioteca elettronica. Quindi, venti anni fa già erano evidenti due tendenze che oggi sono il nostro presente: lo spazio fisico delle biblioteche è riconquistato dagli utenti e lo spazio digitale è integrato con lo spazio fisico in una perfettà dualità.Questo appare evidente nei due volumi presentati nell’occasione dell’incontro alla Ginestra di Montevarchi: il volume di Vivarelli ed il volume di Barbini e Wakefield. I due spazi tuttavia ancora non mi sono sembrati percepiti come integrate, cioè ho ancora notato diffidenza o confusione sulla presenza digitale della biblioteca.
Il volume di Vivarelli pubblicato da Bibliografica Lo spazio della biblioteca ha come centro di gravità il modello di biblioteca chiamato in Italia “sociale”, che definisce che per la biblioteca “Essere ‘pubblica’ significa anche sentirsi parte delle diverse comunità di interesse che ruotano intorno alle culture del libro ed alle pratiche della lettura, in qualunque forma queste si manifestino” (Introduzione pag. 2). L’incontro a Montevarchi tenutosi il 21 giugno si è concentrato su questo modello di biblioteca sociale rispecchiato nell’organizzazione degli spazi. L’ospitalità nella sede molto bella della Ginestra è stato la migliore evidenza possibile di questo modello di biblioteca, con i partecipanti accolti dal benvenuto e dalla gentile premura di assessori e professionisti della Ginestra Fabbrica della Conoscenza, struttura recuperata per le attività culturali da un’Amministrazione lungimirante che ha investito con lo scopo di offrire un “luogo accogliente dove produrre e condividere idee e conoscenze, scoprire interessi e coltivare passioni, raccogliere e valorizzare la cultura della memoria”. Cristina Bambini e Tatiana Wakefield (Biblioteca San Giorgio, Pistoia) autrici del libro “La biblioteca diventa social“, Bibliografica 2014 hanno descritto l’uso dei social media per costruire lo spazio digitale della biblioteca che è frutto della loro sperimentazione presso la S. Giorgio a Pistoia.
Massimo Belotti della Bibliografica ha evidenziato il paradosso che viviamo in questo periodo, dove in contrasto con la crisi e la chiusura di tante biblioteche, altre invece ne vengono aperte, come questa della Ginestra. Perché? le ragioni possono essere i bisogni della società, amministratori che capiscono questi bisogni e soprattutto bibliotecari motivati e preparati. Spesso le nuove biblioteche assumono inoltre nomi diversi da quello di biblioteca. L’intervento introduttivo di Chiara Silla, dirigente della Regione Toscana, ha evidenziato una tendenza in aumento dei servizi partecipativi in tutte le biblioteche toscane a testimonianza ulteriore della crescita delle biblioteche pubbliche malgrado la crisi.
Cosa è dunque la biblioteca sociale? citando le cinque leggi di Ranganathan possiamo indicare la definizione della biblioteca sociale nella 5° legge Libraries are growing organism come quella più importante per capire il principio della crescita continua delle biblioteche. Ranganathan chiariva che non è la collezione il centro di gravità della biblioteca ma gli utenti e le biblioteche devono crescere adeguandosi al cambiamento della società. Più vicino ai nostri giorni, David Lankes nel volume Atlas of new librarianship (tradotto in italiano Atlante della biblioteconomia moderna) parla più propriamente di “biblioteconomia partecipativa”, cioè biblioteche che attuano nuove partnership con gli utenti, che sono resi capaci (empowered) di diventare agenti attivi nella biblioteca e nella società. Possiamo fare degli esempi? la biblioteca in tempi di crisi, può offrire dei corsi di riqualificazione o dei corsi di formazione ricorrente, aiutando gli utenti a trovare un lavoro. Può anche organizzare eventi culturali e stimolare conversazioni costruttive per analizzare problematiche della comunità mettendo insieme nei suoi spazi i diversi interessati, offrendo attività non solo bibliografiche. Può aprire laboratori ed altri Makerspace, dove si stimola la creatività che c’è in tutti, in un ambiente collaborativo ed attrezzato con le tecnologie. Qualunque sia il servizio che viene individuato come il più adeguato a determinate comunità, il principio guida è che la biblioteca deve essere integrata nell’istituzione di appartenenza e non isolata e facilitare la comunità di appartenenza con tutte le risorse e tecnologie disponibili. Quello che è importante è che la biblioteca abbiachiara la sua missione, ed il settore in cui è impegnata: la cultura? la comunicazione? la conoscenza? per Lankes la missione della biblioteca (dei bibliotecari) è quella di facilitare la creazione di conoscenza. Per attuare questa missione, occorre integrare sia lo spazio fisico che quello digitale ed occorre usare tutte le opportunità a disposizione.
Uno sguardo al futuro ora: io vedo le biblioteche impegnate nella convergenza per valorizzare ed integrare nel Web i cataloghi e le bibliografie prodotte finora da archivi, biblioteche e musei coi Linked Open Data e non più silos separati ma risorse per il recupero dell’informazione che facilitano la ricerca. Makersplace e laboratori sono un esempio dell’uso futuro dello spazio fisico,un luogo per la collaborazione e la creazione di conoscenza. Nella mia opinione non possiamo più ritardare o ignorare quello che è evidente: c’è un’affascinante dualità tra spazio fisico e spazio digitale. Uno spazio per la creatività combina insieme uno spazio per la conservazione. Il passato (che è la collezione), insieme al presente (che è la tecnologia anche per chi non ce l’ha a casa) per un futuro che è caratterizzato dagli utenti come costruttori dei servizi della biblioteca.