Archivio per la categoria Anna Maria Tammaro

Le mie dimissioni dal CEN AIB

Al Presidente e ai membri del Comitato Esecutivo Nazionale

Associazione Italiana per le Biblioteche

ROMA

A distanza di un anno e mezzo dalla mia elezione nel CEN dell’AIB sono in grado di fare una valutazione non superficiale di questa esperienza, e di ciò che essa ha rappresentato per me, anche in relazione ad analoghe esperienze che ormai da molti anni ho maturato in campo internazionale.

Devo riconoscere che per molti aspetti è stata un’esperienza positiva, perché mi ha messo a contatto con problemi che finora mi erano sconosciuti, e mi ha fatto conoscere una realtà fatta di situazioni e di persone con cui mai avevo pensato di dovermi misurare. Ma non posso negare che per vari versi quella di quest’anno e mezzo è stata un’esperienza stressante e frustrante, nella quale ho dovuto impegnare molte energie senza raggiungere quei risultati che pensavo fossero alla portata di tutti.

Confesso che in molti casi, di fronte a proposte che mi sembravano improntate a buon senso oltre che conformi a standard universalmente accettati, mi sono ritrovata davanti ad un muro di incomprensione preconcetta da parte della Presidente e di gran parte del CEN, preoccupati più di difendere lo status quo che di dare impulso, valorizzare e modernizzare le professionalità dell’Associazione.

Faccio solo alcuni esempi che spero renderanno più chiaro quanto affermo:

  1. Competenze professionali: La responsabilità attribuita dalla L.4/13 alle associazioni professionali è quella di migliorare la formazione continua e di valorizzare le competenze professionali, non quella di misurare in qualche modo le attività che i bibliotecari fanno, o di diventare un “creditificio”. E’ stata decisa dalla Presidente la costituzione di un Gruppo misurazione per la formazione continua con lo scopo, palesemente dichiarato, di dare crediti non alle competenze dei soci, come previsto dalla legge (92/2012, 4/2013, DL. 13/2013) bensì alle attività svolte, stravolgendo così le Linee Guida della formazione continua predisposte dall’Osservatorio Formazione. Nonostante le molte ore di discussione in seno al CEN sul documento Linee Guida (e relative Tabelle), alla fine la Presidente ha voluto emanare una Direttiva che avrebbe dovuto essere partecipata e condivisa dai soci, ma che in realtà non lo è stata. Questo atteggiamento burocratico e autoritario ha creato un conflitto tra le strutture AIB: CEN e Osservatorio Formazione, stravolgendone i naturali rapporti istituzionali, visti non già come ripartizione di compiti all’interno del CEN, bensì come una “delega” personale della Presidente, ed in quanto tale soggetta a precise direttive da parte del delegante al supposto “delegato”.

  2. Budget: La gestione del Budget è di fatto nella disponibilità della Presidente, scavalcando del tutto le competenze del CEN: da ultimo anche il preventivo 2016 è stato inviato per conoscenza al CEN senza essere oggetto di adeguata discussione. Questo significa che la Presidente decide da sola le spese da effettuare, quasi sempre privilegiando spese non necessarie (rimborsi spese per viaggi, contributi vari, ecc.) rispetto ai compiti istituzionali dell’associazione, quale la formazione continua dei bibliotecari, che viene piuttosto considerata un’entrata. Per fare un solo esempio, la Presidente è stata la sola, a fronte di dieci bibliotecari coinvolti nelle Sezioni dell’IFLA, ad intervenire all’ultimo Convegno IFLA con rimborso pagato da AIB. Ma c’è di più: ed è la commistione, personale e finanziaria, tra l’AIB ed il Colap (un ente privato che non ha funzioni di Ente certificatore) che non è accettabile. Com’è noto, a maggioranza il CEN ha deciso recentemente di dare un contributo straordinario (poi modificato come quota parte di un debito pregresso che l’AIB avrebbe nei confronti di Colap) di 300 Euro a Colap, che a detta del Presidente trovavasi in situazione di difficoltà finanziaria. A mio avviso si tratta di una delibera palesemente illegittima: in primo luogo perché la Presidente, come tutti sanno, fa parte del direttivo di Colap, per cui sarebbe stato opportuno, per non trovarsi in conflitto di interessi, che non avesse neppure partecipato a questa delibera, da cui comunque avrebbe dovuto astenersi. In secondo luogo Colap non ha mai proposto con atti formali una richiesta in tal senso, da cui avrebbe potuto ricavarsi una sia pur minima motivazione circa le ragioni per cui si chiede ad AIB di contribuire ad una loro difficoltà finanziaria. In mancanza di una esplicita richiesta una delibera di spesa è formalmente irregolare, oltre ad essere del tutto non motivata nella sostanza. Infine, la motivazione addotta dalla Presidente circa la necessità da parte di Colap di licenziare una sua collaboratrice non può e non deve coinvolgere AIB, dal momento che presenta vari motivi di perplessità anche dal punto di vista del diritto del lavoro.

  3. Advocacy e rapporti coi politici: Più di una volta in tempi recenti la Presidente è intervenuta, con interventi orali o per iscritto, su questioni nelle quali una maggiore prudenza da parte di chi ricopre una carica istituzionale sarebbe stata auspicabile. Cito solo, tra i vari casi, quello della Biblioteca Estense di Modena, nella quale ha preso posizione, esponendosi così ad ampie critiche, anche di autorevoli soci AIB, circa l’opportunità, da parte di chi ricopre un incarico istituzionale, di intervenire in una delicata questione alla quale l’AIB era del tutto estranea. Interventi giustificati come punti di vista personali, ma che per l’incarico ricoperto appaiono riferiti all’intero mondo delle biblioteche italiane, e che, dal punto di vista dei contenuti evidenziano la mancanza assoluta di una visione del servizio e del ruolo sociale delle biblioteche e la vicinanza piuttosto al ruolo di movimenti e di sindacati, a cui spesso si fa riferimento.

  4. Trasparenza e comunicazione: Non è accettabile che il Convegno dell’Associazione sia deciso dal solo Presidente senza alcun coinvolgimento del CEN. Le Sezioni hanno fatto dei passi avanti nell’ottica di MAB (Musei, Archivi, biblioteche), che però non sono stati considerati dalla Presidente, la quale ha rispolverato un programma vecchio di 3 anni, senza considerare tutte le idee nel frattempo maturate. Nel rapporto con i soci c’è una evidente volontà di controllo, invece che di facilitare la comunicazione. Le strutture di AIB così diventano colli di bottiglia, perché l’unica comunicazione possibile è filtrata dalla Presidente. La gestione delle riunioni è alla stregua di assemblee, dove solo chi ha la voce più alta viene sentito; gli ordini del giorno, quando ci sono, non vengono osservati, per dare spazio alle comunicazioni della Presidente e ad altre voci di minore rilevanza, che lasciano le questioni sostanziali alla fine della riunione, quando tutti sono stremati e sul piede di andar via.

  5. Agenda del CEN: La Presidente si attribuisce il diritto esclusivo di formulare l’Ordine del giorno delle sedute del CEN, anzi non ammette neppure che si possa discutere un argomento che lei non abbia inserito in agenda. C’è in sostanza una gestione verticistica dell’Associazione, che va contro qualunque regola di gestione democratica di un organo collegiale.

  6. Verbali del CEN: I Verbali delle riunioni CEN vengono scritti a distanza di tempo, non vengono mai approvati nella seduta successiva, o comunque messi a disposizione dei suoi componenti. Ma soprattutto non sono mai approvati in via definitiva, anzi spesso vengono modificati continuamente, anche a distanza di tempo. Ciò comporta che i verbali non possano essere mai pubblicati e diffusi, contro l’art. 24 comma 3 dello Statuto, che attribuisce al Segretario generale il compito di redigere e firmare i verbali di tutte le riunioni degli organi sociali, nonché l’art. 3.5 del Codice di comportamento, che afferma che i verbali delle sedute sono pubblici e possono essere consultati, o richiesti in copia, da ogni socio.

Mi sembra perciò che per una persona che, come me, era venuta per dare un contributo effettivo alla valorizzazione della professione bibliotecaria, avvicinandola un po’ di più agli standard internazionali, non ci sia più spazio dentro un organismo come il CEN. Ci sono profonde differenze di idee e di comportamenti nei temi della formazione e della professione, ma anche su quelli della gestione degli organismi associativi, che non posso sopportare oltre.

Pertanto con la presente intendo rassegnare le mie dimissioni dal CEN ad effetto immediato.

Firenze, 17 novembre 2015

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Archivi musicali: occorre fare di più!

Gli archivi musicali sono raccolti in archivi storici, in conservatori, scuole, archivi e biblioteche, evidenziando la necessità  di un terreno comune per le istituzioni culturali anche a partire da esigenze minime: sono molte le domande e provocazioni che sono state discusse durante due giornate di convegno a Lucca “Sounds of music”, molti temi controversi e “caldi” in questo momento di crisi, infine la domanda finale “cosa si può fare di diverso?” per anticipare la discussione che verrà .

La prima problematica che colpisce il lettore degli atti dello scroso anno “Recondita Armonia” riguarda la mancanza di unitarietà  nella documentazione. Tosti Croce nel volume ha indicato il problema della musica nei linguaggi descrittivi, come anche la lunga preparazione dei linguaggi descrittivi. E’ importante avere uno strumento di comunicazione, come il portale SAN o anche come il portale Internet culturale, ma non basta, gli archivi musicali per la loro diversità  “assomigliano alle sfaccettature di un grande cristallo” ha detto Diana Toccafondi. La diversità  degli archivi musicali spinge ad un trattamento diverso degli archivi tradizionali, in quanto vengono separati invece che tenerli insieme agli altri archivi ed ai fondi che i creatori dell’archivio hanno messo insieme. Gli archivi musicali sono fondi? o archivi? o biblioteche musicali? nel volume Federica Riva prova a definire le differenze sulla base del contenitore piuttosto che del contenuto, ma la distinzione sembra dover essere legata a diverse necessità  degli utenti. La discussione sui linguaggi è tornata più volte nelle due giornate a Lucca, ripresa attraverso la buona pratica di Ricordi descritta da Pierluigi Ledda ed anche di Europeana Sounds presentata da Rossella Caffo, portando avanti oltre i portali le prime indicazioni del web semantico e dei linked data che pure sono accennate nel volume degli atti. Un messaggio forte è venuto dal convegno: occorre fare di più per dare visibilità  e soprattutto accesso fisico ed in linea agli archivi musicali!

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Make a difference. David Lankes sulla traduzione dell’Atlas.

Presentazione dell’Atlante della Biblioteconomia Moderna al Salone del Libro di Torino 2014

avverbi

Lunedì 12 maggio ho avuto la possibilità di partecipare alla presentazione della traduzione italiana del libro di David Lankes “The Atlas Of New Librarianship” (che ancora devo leggere). Relegato ai margini della programmazione del Salone del Libro di Torino (16.30, Sala Professionali), come spesso capita alle cose che scuotono, l’incontro ha visto gli interventi di due bibliotecari che ho la fortuna di poter chiamare amici: Enrico Francese, che ha contribuito alla traduzione e ha parlato del percorso del libro in questione, della propria esperienza formativa e dei riscontri con le idee di Lankes, e Silvia Franchini, bibliotecaria pubblica, che ha portato all’attenzione alcune esperienze significative dal fronte (così l’ha definito) del “fare biblioteca”. Entrambi gli interventi sono riportati sul blog di Enrico, qui e qui.

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Following the IFLA World Congress 2014 from afar

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SERGIO DOGLIANI [non-bibliotecario]

Caro Dogliani, condivido il tuo commento finale: la cultura va fatta partendo dalla base”.

Letto&Detto

Sergio Dogliani

“Mi chiamo Sergio Dogliani e di professione faccio il non-bibliotecario. Cosa vuol dire? Vuol dire che da 10 anni, a Londra, dirigo delle biblioteche un po’ diverse dal solito che si chiamano Idea Stores, ma che non sono un bibliotecario di formazione”.

Nato a Rivoli (Torino) nel 1959, dopo un primo soggiorno di un anno nel 1980, si è trasferito definitivamente a Londra nel 1984, dove ha cominciato una carriera di insegnante di italiano. Dopo aver insegnato anche cucina e informatica, nel 1991 è diventato direttore delle facoltà di lingue, informatica e materie umanistiche. Nel 2002 è diventato il primo Idea Store Manager, aprendo Idea Store Bow. In seguito, ha ottenuto l’incarico di Principal Idea Store Manager, trasformatosi nel 2010 nell’attuale Deputy Head of Idea Store. Oltre ad aver contribuito a libri sull’esperienza Idea Store in Francia e Spagna, ha pubblicato articoli su giornali e riviste in Italia, in…

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Ricerca qualitativa: un approccio teoretico a LIDA

La presentazione di David Bawden”The noblest pleasure’?: on gaining understanding from qualitative research”  ha aperto la Conferenza  LIDA 2014 a Zadar oggi con un’affermazione che merita riflessione:

“La ricerca qualitativa non è meglio della quantitativa, la ricerca qualitativa non è solo diversa dalla quantitativa. Vogliamo dire che la ricerca qualitativa dave essere combinata con la quantitativa”.

Per dimostrare quest affermazione, Bawden ha iniziato dalla storia della valutazione in altri campi, diversi da Library and Information Science.

Ad esempio per la chimica, William Goodwin ha affermato:

“The theoretical explanations are often produced later the collection of results; instead of a theory that helps them make plausible the assessment of chemical behavior”

W. M. Goodwin (2008). Structural Formulas and Explanation in Organic Chemistry. Foundations of Chemistry 10 (2):117-127.

I chimici sono avvantaggiati dalla possibilità di visualizzare l’informazione. A partire dal 1865 con Alexander Crum-Brown hanno un modello di rappresentazione delle strutture chimiche che è qualitativo e mette insieme: i metadati, la notazione,il modello grafico.

I modelli in chimica sono considerati come standards. Il problema con LIS è che non possiamo visualizzare i modelli come per la chimica, tutti i metodi che usiamo nella professione per sintetizzare l’analisi dell’informazione, sono sempre una semplificazione ed una riduzione dell’informazione.

In medicina, si usa il metodo della metanalysis: i dati qualitativi sono combinati coi dati quantitativi e statistici per capire l’evidenza dell’analisi , per fare insieme una sintesi critica interpretativa, la sintesi tematica e  la meta analisi etnografica.

In UK the Research excellence framework 2014 definisce cosi la ricerca:

“Research: a process of investigation leading to new insights, effectively shared, impact an effect on change or benefit”

Jonathan Kvanivig filosofo presso l’Univerity of Baylor afferma:

“Understanding requires the grasping of explanatory and other coherence making relationships in a large and comprehensive body of information”

Qual è l’impatto della ricerca in LIS? Quali sono le ricerche qualitative in LIS? Bawden ha citato alcune ricerche, sue e di altri autori:

Information and digital literacies Bawden (2001)

Sulle diverse Literacies  è stato pubblicato il volume da ALA “Metaliteracy” MacKey $Jacobson dove gli autori spiegano come si può rinnovare l’Information Literacy con lo scopo di “empowering” l’utente che apprende.

La ricerca pubblicata in Library and Information Research con il titolo “Understanding our values assessing the nature of the impact of library services” con autori Bawden et al. nel 2009 che evidenzia il risultato finale che la maggioranza degli utenti ritiene che l’informazione riceuta in biblioteca è stata utile per loro.

Il problema evidenziato nella discussione è che le indagini qualitative più diffuse in LIS, con cui erroneamente viene identificato il modello qualitativo, sono i questionari. Possiamo fare molto di più e meglio con altri metodi,  con l’osservazione ad esempio, con i social media ed altro.

 

 

 

 

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Library Advocacy & Lobbying: Libraries as advocates (International)

Un successo di IFLA nella sua attività di advocacy: 650.000 firme per la richiesta mandata all’Unione Europea di rivedere le sue decisioni circa le limitazioni del copyright e le eccezioni per le biblioteche e gli archivi

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Library Advocacy & Lobbying: ilovelibraries.org (USA)

In questa settimana International Librarians Network discute di advocacy. Quali sono i migliori progetti di advocacy? Bibliopride è un progetto di advocacy?

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Grandi opportunità per i bibliotecari italiani: la mia visione

Ho deciso di candidarmi per le elezioni AIB CEN per cercare di realizzare la mia visione dei professionisti che trovate qui https://t.co/MW3eEmnJ9n

Credo davvero che questo sia un periodo di grandi opportunità per la professione,  forse sono troppo ottimista?

Non è un’opportunità per noi l’Open Access? abbiamo per la prima volta la possibilità concreta di prendere posizione con chiarezza a favore dell’accesso aperto, che realizza la nostra missione prioritaria di accesso all’informazione, nello stesso tempo ci consente di essere coinvolti coi nostri utenti in attività di self-publishing, supporto alla comunicazione scientifica, didattica MOOC e OER. Non è una vera opportunità avere un tale risultato a portata di mano senza troppo sforzo?

Ogni commento è benvenuto!

Roars

Roars

1 Commento

Finalmente ci incontriamo di persona!

Davvero un’ottima iniziativa dei giovani bibliotecari e molto ben organizzata!

Giovani Bibliotecari e Aspiranti

Per chi parteciperà al Convegno delle Stelline, ci vediamo venerdì 14 marzo 2014 alle ore 13.15 all’ingresso principale del palazzo dove hanno sede gli incontri (se in dubbio chiedere alla reception).

Durante il breve incontro verranno presentati i progetti in corso di realizzazione e ci sarà occasione per proporne di nuovi, nonché di conoscerci meglio 🙂 

Per avere un’idea di quanti saremo e per poter chiedere una sala dove parlare tranquillamente, è importante confermare la vostra partecipazione entro mercoledì 5 marzo. Poteteci scriverci a giovanibibliotecariaspiranti[at]gmail.com o contattarci su Facebook, LinkedIn e Twittter.

Vi aspettiamo!

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