A.M. Tammaro

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Sono abilitata come Professore prima fascia nel Settore Biblioteconomia e Bibliografia. Dal 2001 al 2013 ho insegnato a Parma il corso "Editoria digitale" "Biblioteca digitale" e ho coordinato il Master Internazionale MAIS (International Master Information Science" ed il Master Erasmus Mundus "DILL Digital Library Learning". Continuo ad insegnare nel Master DILL come professore a contratto. Sono Presidente di Open Edition Italia e Responsabile scientifico del Centro Interdipartimentale UNIPR CoLab. Sono Chair della Sezione Library Theory and Research di IFLA. Sono stata membro del Governing Board di IFLA (2007-2009; 2011-2013). Sono membro di Association of International Librarians and Information Specialists (AILIS )e di Association for Information Science and Technology (ASIS&T). Sono stata membro del CEN AIB occupandomi di Formazione continua e di Editoria fino a novembre scorso quando mi sono dimessa. Ho partecipato alle attività degli Osservatori AIB Formazione e Professione nei due mandati CEN precedenti a questo e sono stata Vicepresidente della Sezione AIB Toscana.

Homepage: https://annamariatammaro.wordpress.com

Competenze: il messaggio di David Lankes per evitare i rischi della burocratizzazione

Il  tema  della validazione dell’apprendimento non formale e informale e della certificazione delle competenze è stato profondamente cambiato dagli ultimi sviluppi dei processi normativi ed istituzionali realizzati in Italia ed in Europa. Il paradigma delle competenze è diventato ora un elemento centrale per le relazioni di scambio tra istituzioni pubbliche e organizzazioni private.

L’Unione Europea ha avuto un ruolo fondamentale negli ultimi quindici anni per costruire il nuovo paradigma, facendosi promotrice di strategie e strumenti a favore di un’applicazione del paradigma delle competenze nei diversi contesti di apprendimento. Da questo stimolo si è sviluppata la normativa che in Italia ha portato dapprima alla definizione del sistema di certificazione delle competenze (L.92/12) e successivamente (D.lgs 13/2013) al disegno del sistema nazionale che prevede delle specifiche sedi di lavoro istituzionali per la sua implementazione: Comitato tecnico nazionale, Organismo tecnico per il repertorio delle professioni, Gruppo tecnico competenze; infine l’Intesa sullo schema di decreto interministeriale del 2015 ha definito un quadro operativo per il riconoscimento a livello nazionale delle qualificazioni regionali e delle relative competenze.

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La Sezione Library Theory and Research al Convegno IFLA di Cape Town

La Sezione IFLA Library Theory and Research (LTR) di IFLA ha come scopo quello di sostenere il continuo sviluppo della biblioteconomia e scienza dell’informazione attraverso la ricerca teorica e applicata in tutti gli aspetti della disciplina. Tutte le metodologie di ricerca sono comprese come la metodologia storica e la Sezione comprende lo Special Interest Group (SIG) Library History.

LTR ha organizzato in occasione del Convegno IFLA a Cape Town un Satellite presso l’University of Western Cape e due Sessioni: la prima in collaborazione con la Sezione Statistics and Evaluation e la seconda in collaborazione con Education and Training ed il SIG LIS education in developing countries. Il SIG Library History ha organizzato una Sessione sulla storia delle biblioteche in Africa. LTR è stata inoltre coinvolta nella giuria IFLA De Gruyter Award per selezionare il miglior lavoro di ricerca sulla Biblioteca Digitale. Le presentazioni delle due Sessioni LTR sono accessibili in IFLA Library.

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Primo Caucus Italy durante la Conferenza IFLA a Cape Town

Domenica 16 agosto i delegati italiani che partecipano al Convegno IFLA di Cape Town si sono ritrovati per il primo Caucus Italy previsto nel programma: Enrica Manenti, Anna Maria Tammaro, Leda Bultrini, Raissa Teodori, Paola Mandillo, . Agnese Galeffi e Massimo Gentile Tedeschi erano assenti perché impegnati in un’altra sessione. Il Caucus ha attratto anche degli osservatori: Maria Luisa Russo che lavora in Mali Peter Bae bibliotecario di Princeton che parla italiano e Dean, Lynn e Sarah studenti internazionali che studiano o vorrebbero venire a studiare in Italia. Il giorno dopo la delegazione italiana è stata ricevuta dal console Dott. Tagliaferri, che ci ha parlato dei 35 docenti e ricercatori italiani che sono impiegati nelle università del Sud Africa e dei rapporti con il Centro del Libro di Cape Town per la promozione della letteratura italiana.

Il 2015 dovrà rappresentare un anno di svolta per l’internazionalizzazione della biblioteconomia in Italia. Per la prima volta abbiamo un Caucus Italy in programma nel Calendario ufficiale del WLIC. La delegazione italiana acquista visibilità, dopo quasi sette anni di “mini” Caucus, chiamati “mini” perchè non si raggiungeva il numero minimo di 20 partecipanti. L’incontro “mini” durante il Convegno IFLA è diventato negli ultimi anni un’abitudine, facendo crescere la richiesta dal basso di un coordinamento nazionale. Nel 2015, anche sulla base di questa spinta, è stato ufficialmente iniziato da AIB il Gruppo di studio sull’internazionalizzazione e l’internazionalizzazione è stata inserita tra le Linee programmatiche 2014-2017.

Da quale situazione partiamo? Le Commissioni IFLA sono 43 e i delegati italiani sono 20: copriamo quindi circa la metà delle Commissioni. I delegati italiani nei Comitati IFLA sono eletti non solo da AIB ma anche da Istituzioni nazionali come Biblioteche, Università, Enti locali e Istituzioni internazionali residenti in Italia. La delegazione italiana negli anni non è cresciuta di quantità ma di qualità: gli italiani Officer sono sei e da quest’anno avremo di nuovo un’italiana nel Governing Board: Raissa Teodori.

Gli italiani tuttavia registrati al Convegno IFLA di Cape Town sono solo 10 (incluse le organizzazioni internazionali residenti in Italia). Perché così pochi? Una riflessione è necessaria: cerchiamo di comprendere i punti di forza e quelli di debolezza per favorire il desiderato rilancio dell’internazionalizzazione. I punti di forza sono evidenziabili in una comunità di delegati che si è saputa far apprezzare a livello internazionale, i punti di debolezza sono un insieme di problemi.

Ne abbiamo parlato tante volte nei “mini” Caucus (Sintesi 2012, 2013, 2014): alcune problematiche sono organizzative come mancanza di coordinamento, di supporto organizzativo, di supporto finanziario; altre possono essere più personali, come insufficiente padronanza delle lingue, incapacità di comunicare i risultati realizzati nelle Commissioni alla comunità professionale italiana. Se il 2015 deve essere l’anno della svolta per i bibliotecari internazionali in Italia, allora occorre affrontare queste problematiche ed avanzare delle proposte operative. La discussione nel Caucus si è concentrata su questo.

Mi sono chiesta: Cosa fanno le altre Associazioni Nazionali? Per aiutare la riflessione all’interno di AIB e dei delegati italiani, ho realizzato una veloce indagine tra i colleghi del mio Standing Committee Library Theory and Research, raccogliendo le risposte che seguono.

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Conversazioni italiane con David Lankes

David Lankes, autore dell’Atlante della Biblioteconomia moderna, ha illustrato le idee principali che caratterizzano il suo pensiero in una serie di seminari organizzati dall’Ambasciata americana a Roma, dall’American University di Roma, da AIB, dalla Scuola Vaticana e dall’Istituto reale olandese di Roma. Malgrado il periodo estivo, un folto pubblico ha partecipato agli incontri ponendo numerose domande. Perché l’Atlante di Lankes è così stimolante, tanto da convincere centinaia di professionisti a partecipare? Lankes è un appassionato difensore del ruolo del bibliotecario: questo è la prima ragione che attrae i bibliotecari, in un periodo in cui la professione viene spesso messa in discussione e sembra in competizione con altre professioni. Nello stesso tempo, Lankes dà un orientamento che spinge ad una trasformazione della professione ed ad un suo impegno sociale: la biblioteconomia partecipativa è la parte del suo messaggio più controverso.

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By the book 2015: un Convegno internazionale sull’Editoria digitale a Firenze (Villa Finaly)

Il Convegno internazionale “Books and reading in an age of media overload: by the book 2015” si è tenuto il 18-19 giugno 2015 a Villa Finaly a Firenze. La comunità dei partecipanti è internazionale e interdisciplinare: intorno al libro ed alla sua filiera diverse comunità di interesse stanno facendo ricerca, usando diversi approcci metodologici. L’iniziativa dell’Università di Sorbona 13 con Oxford Brookes University e University of Ljubljana, realizzata da un Comitato internazionale, ha portato insieme a discutere accademici e professionisti con diverso background, per una migliore comprensione dei problemi che l’introduzione del digitale ha su autori/lettori e l’intera filiera. L’approccio è stato accademico e di ricerca, analizzando il cambiamento in corso attraverso l’evidenza di studi di caso nelle diverse nazioni europee (16 Stati rappresentati dai partecipanti).

Sembra di poter dire che la spinta che guida il cambiamento verso il digitale è soprattutto economica (più che tecnologica) tuttavia il cambiamento culturale e di abitudini è lento, per autori, lettori, editori, bibliotecari e in genere IMG_2770tutti gli interessati. L’editoria non è  solo cultura della scrittura ed industria del libro, ma è legata alla cultura ed ai valori nazionali ed internazionali attribuiti alla diffusione dei testi.

Nella prima giornata, le sessioni hanno riguardato l’industria editoriale ed i modelli di business, la globalizzazione vs il nazionalismo, la comunicazione scientifica, la disseminazione  e  la ricerca sull’editoria.

Si è parlato di biblioteche nella relazione di Tom Wilson e Elena Maceviciute (Boras University) sull’impatto degli e-book nelle biblioteche universitarie in Svezia e di Sarah Hughes (Oxford Brookes University). Entrambe queste ricerche hanno cercato di evidenziare il valore aggiunto che le biblioteche danno al ciclo della risorsa digitale. In Svezia la ricerca ha evidenziato l’importanza dei metadati ed i tag aggiunti per andare meglio incontro alle esigenze degli utenti. A Oxford Brookes il valore delle biblioteche è stato nella disseminazione della risorsa digitale prodotta dalla stessa Università attraverso il catalogo e la rete delle biblioteche.

Il sistema dell’editoria digitale è fatto da molti stakeholders, con interessi divergenti e motivazioni in competizione. Alcuni attori sono ancora necessari? se non sono più necessari perché esistono ancora? in particolare qual è il valore dell’editore. Il termine editore – dice Kristina Lundblad – ha in Europa diversi significati come “rendere pubblico” Publisher dal latino pubblicare, Editore dal latino edere “get away” , Verlag “dare denaro o altro per”. La storia dell’editoria dimostra un’evoluzione del ruolo dell’editore fino a diventare come ora il garante della qualità della pubblicazione, con funzionalità di supporto al ciclo della creazione e diffusione dell’opera. In sintesi il ruolo dell’editore è passato da quello dello stampatore che viene pagato per produrre un manufatto a quello di un intermediario che filtra la qualità delle pubblicazioni. Professioni come quello del revisore editoriale sono ancora importanti e considerano il manoscritto dell’autore come un’opera imperfetta da completare, sono come co-autori.

Cambia la catena del valore nel contesto digitale con la convergenza dei media e dei flussi di lavoro come conseguenza della digitalizzazione: questo fenomeno è davvero nella sua infanzia, ma il ciclo della pubblicazione è cambiato. Gli editori sono alla ricerca di nuovi modelli, di solito basati sulla produzione, oppure basati sul contenuto.

E’ stata indicata la teoria di Thomson (2012) per orientarsi nella situazione attuale:

  1. publishing is a plurality of world fields
  2. field have distinctive dynamics
  3. fields have relational positions which are not fixed

Gli attori coinvolti nell’ecosistema digitale sono stati il tema principale della seconda giornata, insieme alla necessità di ricerca sull’editoria, di formazione e di maggiore collaborazione tra industria editoriale e università. La trasformazione verso il digitale sta stimolando un cambiamento profondo del ruolo degli attori, a cominciare dall’autore e dal lettore. Gli autori possono ora pubblicare parti di libro o intero libro da soli; la lettura sta cambiando nelle abitudini dei lettori. Alcuni studi di caso sono stati presentati che danno l’evidenza del cambiamento di abitudini e comportamenti, che tuttavia è più lento delle tecnologie disponibili.

Nuove partnership sono stimolate: le librerie potrebbero collaborare con le biblioteche, anche se ancora c’è competizione e interessi divergenti. Gli autori e lettori potrebbero diventare co-promoter delle biblioteche ed essere coinvolti nella costruzione dei servizi. Anche il crowdfunding è un’opportunità da sperimentare per la sostenibilità della pubblicazione. In un momento di grande trasformazione servono teorie, modelli, idee innovative e creatività.

L’aggiornamento professionale è uno dei bisogni principali per un’industria creativa come l’editoria. L’indagine della Lituania (Arunas Gudinavičius, Vilnius University), ha evidenziato che la maggioranza dei professionisti non fa regolarmente aggiornamento, con l’allarmante risultato che il Manager e Project Manager sono quelli che si aggiornano meno di tutti (!).  I professionisti chiedono soprattuto temi come Copyright, Promozione, Design e corsi più tecnologici su digital strategy, e-books, apps, gestione di contenuti digitali.

Innovazione e creatività sono parole chiave anche nell’editoria. L’innovazione può partire dalla storia del libro, ma occorre un approccio multidisciplinare e soprattutto occorre che i professionisti siano capaci di applicare una metodologie di ricerca per una migliore comprensione e consapevolezza dei ruoli, funzioni, bisogni, utenti da facilitare.

Occorre anche offrire nuovi corsi universitari, con programmi che rinforzino ed aggiornino le competenze professionali senza rinunciare ad un approccio teorico. Mentre finora l’editoria è stata vista come strumento di diffusione della ricerca, ora è oggetto di ricerca essa stessa. Sono stati censiti in Europa 176 corsi ed un numero più numeroso di moduli di insegnamento universitario. La Facoltà/Dipartimento in cui è inserito condiziona il contenuto del corso ed è necessario aprire a studenti con diverso background. I corsi sono spesso allineati al mercato del lavoro. Si è anche discusso che il programma dovrebbe adottare un approccio globale e internazionale ed una metodologia didattica innovativa come Experential learning descritto da Rose Leighton (Hogeschool van Amsterdam, Netherland) attraverso l’esempio di Oxford-Amsterdam. Malgrado le iniziative in corso, c’è ancora un “gap” formativo e gli studi sull’editoria devono essere estesi come scopo, livello e soprattutto riflettere il cambiamento in corso,

Un Convegno di successo questo a Villa Finaly, che ha soddisfatto molto i partecipanti ed ha dato molti stimoli su cui riflettere.

Link al Programma By the book 2015

Twitter #bythebook2015

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Archivi musicali: occorre fare di più!

Gli archivi musicali sono raccolti in archivi storici, in conservatori, scuole, archivi e biblioteche, evidenziando la necessità  di un terreno comune per le istituzioni culturali anche a partire da esigenze minime: sono molte le domande e provocazioni che sono state discusse durante due giornate di convegno a Lucca “Sounds of music”, molti temi controversi e “caldi” in questo momento di crisi, infine la domanda finale “cosa si può fare di diverso?” per anticipare la discussione che verrà .

La prima problematica che colpisce il lettore degli atti dello scroso anno “Recondita Armonia” riguarda la mancanza di unitarietà  nella documentazione. Tosti Croce nel volume ha indicato il problema della musica nei linguaggi descrittivi, come anche la lunga preparazione dei linguaggi descrittivi. E’ importante avere uno strumento di comunicazione, come il portale SAN o anche come il portale Internet culturale, ma non basta, gli archivi musicali per la loro diversità  “assomigliano alle sfaccettature di un grande cristallo” ha detto Diana Toccafondi. La diversità  degli archivi musicali spinge ad un trattamento diverso degli archivi tradizionali, in quanto vengono separati invece che tenerli insieme agli altri archivi ed ai fondi che i creatori dell’archivio hanno messo insieme. Gli archivi musicali sono fondi? o archivi? o biblioteche musicali? nel volume Federica Riva prova a definire le differenze sulla base del contenitore piuttosto che del contenuto, ma la distinzione sembra dover essere legata a diverse necessità  degli utenti. La discussione sui linguaggi è tornata più volte nelle due giornate a Lucca, ripresa attraverso la buona pratica di Ricordi descritta da Pierluigi Ledda ed anche di Europeana Sounds presentata da Rossella Caffo, portando avanti oltre i portali le prime indicazioni del web semantico e dei linked data che pure sono accennate nel volume degli atti. Un messaggio forte è venuto dal convegno: occorre fare di più per dare visibilità  e soprattutto accesso fisico ed in linea agli archivi musicali!

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“Atlante della Biblioteconomia Moderna” presentato ad Ancona da Lankes

La presentazione dell’Atlante della Biblioteconomia Moderna ad Ancona

Avatar di A.M. TammaroBibliotecari internazionali = International Librarians

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La Sezione AIB Marche ha organizzato il 23 giugno scorso la presentazione del libro di Lankes e l’autore  ha partecipato in collegamento Skype.

L’incontro ha previsto un’introduzione su cosa sia la biblioteconomia moderna, a cura mio, una presentazione del concetto di biblioteca partecipativa e del suo rapporto con il concetto di “biblioteca sociale” che viene preferito in Italia ed infine l’intervista a Lankes.

Nell’intervista David Lankes ha risposto alle domande dei bibliotecari delle Marche. I temi in discussione, anzi in conversazione, sono stati scelti dai bibliotecari, che di fronte al nuovo paradigma di Lankes  hanno dubbi ed anche timori a metterlo in pratica. Domande e sintesi delle risposte di seguito:

1. Qual è il valore dei bibliotecari e come può essere misurato? se il valore è facilitare l’apprendimento delle nostre comunità, come possiamo misurare il raggiungimento dei risultati che hanno avuto i membri e l’impatto che su questo hanno avuto i bibliotecari?

Quando diciamo che…

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Make a difference. David Lankes sulla traduzione dell’Atlas.

Presentazione dell’Atlante della Biblioteconomia Moderna al Salone del Libro di Torino 2014

Avatar di franckpandavverbi

Lunedì 12 maggio ho avuto la possibilità di partecipare alla presentazione della traduzione italiana del libro di David Lankes “The Atlas Of New Librarianship” (che ancora devo leggere). Relegato ai margini della programmazione del Salone del Libro di Torino (16.30, Sala Professionali), come spesso capita alle cose che scuotono, l’incontro ha visto gli interventi di due bibliotecari che ho la fortuna di poter chiamare amici: Enrico Francese, che ha contribuito alla traduzione e ha parlato del percorso del libro in questione, della propria esperienza formativa e dei riscontri con le idee di Lankes, e Silvia Franchini, bibliotecaria pubblica, che ha portato all’attenzione alcune esperienze significative dal fronte (così l’ha definito) del “fare biblioteca”. Entrambi gli interventi sono riportati sul blog di Enrico, qui e qui.

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Following the IFLA World Congress 2014 from afar

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E’ il Trend N.1: nuovi business model

IFLA TREND REPORT N. 1

New business model

Il paradosso attuale della società è che mentre l’accesso all’informazione sembra a portata di mano finalmente per tutti, diventa sempre più difficile accedervi: questo è il Trend n. 1 nell’IFLA Trend Report (nella traduzione italiana realizzata dai Giovani bibliotecari e aspiranti)- Le biblioteche che hanno la missione di garantire a tutti il diritto ad accedere all’informazione si trovano in competizione con altri attori nel settore, ben più potenti. E’ recente la notizia, pubblicata da La Repubblica 19 luglio 2014 ad esempio di Amazon che per 10 dollari al mese offre libri “no limit”.

Si potrebbe forse dire: “ma le biblioteche italiane si concentrano nel patrimonio e non nell’informazione!” inoltre  “i beni culturali in Italia non hanno ancora una strategia per la digitalizzazione e quindi si tengono fuori dal mercato”! ebbene sembra che anche le biblioteche tradizionali si trovano in competizione nello scenario economico non favorevole della crisi.

Il Centro Studi della Confindustria  ha pubblicato nel dicembre 2013 un interessante rapporto intitolato “Cultura motore dello sviluppo” nella collana Scenari economici in cui si afferma con chiarezza che “non c’è sviluppo senza cultura”! Gli autori sono Mauro Sylos Labini, Alessandro Gambini e Luca Paolazzi e partono dal modello di Cultura a centri concentrici elaborato dall’economista australiano Trosby David “Concentric Circles Models of Cultural Industries” in Cultural Trends, 17 (2008) p 147-164.

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