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Il bibliotecario moderno: attualità di De Gregori nel definire il profilo professionale

IMG_5888.JPGLo scorso 2 ottobre ho partecipato ad un Seminario di intitolazione a Luigi De Gregori della Biblioteca del MIUR. Questo evento a cui sono stata invitata come relatore, mi ha permesso di approfondire per una maggiore conoscenza la figura professionale di questo bibliotecario che rappresenta un modello importante per la comunità professionale italiana ed internazionale.

Dopo il difficile periodo della seconda guerra mondiale, De Gregori, aprendo la Rivista delle biblioteche (1947) ci lascia il suo ultimo articolo che descrive il profilo del bibliotecario moderno: possiamo considerarlo il suo testamento spirituale perché morirà dopo pochi mesi. Chi è il bibliotecario moderno per De Gregori?

Bibliotecario moderno

De Gregori ci dice prima di tutto cosa non è il bibliotecario moderno. Non è il bibliotecario erudito, che ha creato e gestito le biblioteche italiane durante tutto il settecento e l’ottocento. De Gregori cita Magliabechi che riusciva a leggere tutti i libri nella sua collezione; Antonio Panizzi che ha rinnovato la Biblioteca del British Museum e creato le prime regole catalografiche. Questi bibliotecari eruditi (scholarly librarian) avevano una cultura personale che conteneva molte conoscenze, anche minute, ed hanno avuto il merito di rendere accessibili le biblioteche al pubblico più vasto possibile. Le biblioteche italiane sono state per secoli le migliori del mondo, meta di viaggi spesso da tutta Europa per consultare le loro collezioni rare, tutto grazie al lavoro di questi primi bibliotecari. Il modello tuttavia del bibliotecario erudito non può essere quello del bibliotecario moderno. Lo dice quasi con dispiacere De Gregori, citando le parole di ammirazione di Putnam il Direttore della Library of Congress per il bibliotecario della vecchia scuola: “che si entusiasmava di più per l’interno di un libro che per l’esteriore compiacimento di un lettore”!

Il bibliotecario moderno è centrato sul lettore: i libri – dice De Gregori – sono solo gli strumenti di un complesso lavoro di organizzazione a servizio degli altri. Il bibliotecario moderno quindi deve continuare il lavoro dei predecessori bibliotecari eruditi, per conservare e accrescere il patrimonio della biblioteca, ma l’approccio è diverso, centrato sul servizio. Lo spirito di servizio è quindi quello che contraddistingue il bibliotecario moderno.

La centralità del servizio sembra un principio molto semplice, davvero basato sul senso comune, tuttavia De Gregori evidenzia tutte le difficoltà di realizzare questa ottica di servizio, a cominciare dalle competenze e capacità richieste al bibliotecario.

Prima di tutto il bibliotecario moderno è parte attiva della comunità professionale nazionale ed internazionale. De Gregori è stato coinvolto nella prima fase di costruzione di IFLA come è stato ricordato in questo Seminario ed aveva sviluppato una ricca rete di contatti professionali in Europa ed America, con cui teneva scambi continui di comunicazione. Questo contesto internazionale della professione è necessario per offrire un servizio di qualità: amplia lo spazio di comprensione di valori professionali e condivide le buone pratiche, contribuendo anche ogni giorno a costruire collettivamente la disciplina biblioteconomica.

Il bibliotecario moderno non è un erudito abbiamo detto, tuttavia è uno studioso, che sa applicare un metodo scientifico rigoroso di ricerca e di studio. Molti giovani arrivano in biblioteca, dice De Gregori, come ripiego, perché per motivi vari non sono riusciti a fare il ricercatore come professione. Succede che spesso, appena possibile, questi giovani cercano di lasciare la biblioteca per seguire le loro aspirazioni. De Gregori stimola ad applicare le metodologie della ricerca alle discipline che formano il bagaglio culturale del bibliotecario: bibliologia, bibliografia e biblioteconomia: il bibliotecario moderno non deve rinunciare alla ricerca, ma mettere a frutto le capacità accademiche per migliorare il servizio della biblioteca. De Gregori conosce le difficoltà di combinare ricerca e gestione delle biblioteche, di riuscire a trovare il modo di combinare interessi di ricerca con il lavoro di bibliotecario.

Il bibliotecario moderno è soprattutto un leader, o come oggi diciamo un “agente attivo” del cambiamento.

Di fronte alle tante difficoltà che trova per realizzare con successo la sua missione, deve saper organizzare con “creatività” le poche risorse materiali e umane di cui dispone. De Gregori elenca una serie di problematiche di cui molti direttori di biblioteche si lamentano, anche ai nostri giorni. Le dotazioni delle biblioteche sono esigue, costringendo il bibliotecario a fare miracoli per assicurare il servizio. Anche gli spazi sono inadeguati, ponendo vincoli all’accrescimento delle collezioni. Il personale poi è insufficiente, oltre a non essere preparato come dovrebbe.

Oltre a queste problematiche, ci sono alcuni vincoli che  caratterizzano solo le biblioteche italiane. De Gregori evidenzia il problema di: “introdurre il nuovo nel vecchio: questo è il problema dell’Italia. Il problema dell’innovazione delle procedure e dei servizi è soprattutto legato alle capacità di leadership del bibliotecario moderno, che non si limita ad amministrare le istituzioni ma deve saper adeguare alle mutate esigenze del contesto istituzionale e sociale il servizio da rendere disponibile, anche utilizzando tecniche e metodi innovativi.

Il nuovo bibliotecario, quando De Gregori scrive il suo articolo subito dopo la seconda Guerra Mondiale, è ancora soprattutto impiegato nelle biblioteche storiche, in quel periodo non esistevano in Italia le biblioteche pubbliche (le biblioteche popolari non potevano essere considerate tali). Le biblioteche storiche sono ricche di fondi soprattutto con una specializzazione umanistica ed il ricco patrimonio che è stato ereditato va accresciuto e conservato, cercando un corretto equilibrio con l’esigenza di servizio. Le biblioteche non fanno come i musei che mettono gli oggetti rari in bacheca! La biblioteca dà in lettura e presta i libri a livello locale, nazionale, internazionale: i rischi di perdita o danno sono tanti. Il bibliotecario si deve prendere delle responsabilità e correre rischi, quando concede il libro in lettura o in prestito, addirittura nazionale ed internazionale. Per eventi catastrofici, questa competenza è particolarmente importante: nel periodo davvero difficile dell’occupazione tedesca e degli sbarchi degli alleati, De Gregori è stato attivamente impegnato nella protezione del patrimonio storico delle biblioteche italiane, cercando dei rifugi dove potessero essere conservati.

In apparente contrasto con tutti questi requisiti, il bibliotecario moderno, come caratteristica personale, deve essere modesto. Il bibliotecario moderno deve concentrarsi sui problemi del suo pubblico, immedesimarsi con i lettore con modestia. De Gregori avverte i giovani che si vogliono avvicinare alla professione di questa necessità di approccio al servizio, che può non piacere. Questo atteggiamento di modestia contrasta con il suo sapere, che gli deriva oltre che dagli studi anche dalla permanenza in un luogo che stimola l’apprendimento come la biblioteca.

Questa modestia “consapevole” come la chiama De Gregori si incontra o meglio si scontra con un altro problema della professione: la mancanza di comprensione della professione bibliotecaria che la società dimostra di avere, incluso sia non esperti che studiosi!

Il modello di bibliotecario moderno in conclusione è lo stesso Luigi De Gregori, tutte le caratteristiche che descrive nell’articolo citato sopra, che davvero può dirsi autobiografico, sono le competenze che De Gregori ha dimostrato durante la sua carriera professionale.

Dove aveva appreso De Gregori queste sue competenze? Come dice nell’articolo “Il bibliotecario” la sua scuola è stata la biblioteca stessa combinata con il buon senso.

Formazione e aggiornamento professionale

Una differenza tra il bibliotecario vecchio ed il nuovo è la necessità di formazione specialistica. Le biblioteche sono organismi complessi e oggi il bibliotecario moderno ha la necessità di seguire standard e procedure professionali condivise per rendere il servizio sempre migliore ed efficiente.

De Gregori cita la situazione internazionale per la formazione che conosce bene e prova a fare un confronto con l’Italia. Evidenzia che ogni nazione ha in quel periodo la sua scuola di biblioteconomia, a volte autonoma, a volta convergente con altre Facoltà e Istituti. Di fronte a questa varietà di modelli di formazione,  l’esigenza che si ha in Italia è quella di formare soprattutto un bibliotecario tradizionale, che sappia gestire e guidare le biblioteche statali antiche.

Un’esigenza che descrive con chiarezza è quella di prevedere diversi livelli di qualifiche,  il livello di base e il livello dirigenziale di gestione. In modo veloce identifica anche la necessità di due diversi curriculum: quello che chiama dei progressisti e quello dei conservatori. Anche se la centralità delle biblioteche storiche limita nel suo periodo la scelta al bibliotecario del vecchio tipo, non per questo ci si deve limitare a formare solo i conservatori.

Le necessità della formazione in Italia sono quindi brevemente descritte, come impegno per il futuro più che come disegno del presente. Infatti l’offerta formativa al tempo in cui De Gregori scriveva il suo articolo era limitata. De Gregori evidenzia anche alcune problematiche: docenti senza competenze adeguate e la tentazione di applicare acriticamente modelli stranieri, come quello di bibliotecario educatore e consigliere, quando ancora non esistevano in Italia biblioteche pubbliche dove i professionisti potessero andare a lavorare.

Trasformazione delle biblioteche

“Assai fosco il futuro…” De Gregori conclude il suo articolo con un moderato pessimismo!

Alcuni problemi delle biblioteche evidenziati da De Gregori sono sempre attuali: l’inadeguatezza dei fondi, la mancanza di spazio per l’accrescimento della collezione, la mancanza di personale preparato e una formazione professionale sufficiente. Tuttavia la crescita delle biblioteche italiane dal 1947 ad oggi è stata lenta eppure c’è stata!

I migliori risultati sono venuti dalla cooperazione bibliotecaria per il Catalogo Unico e SBN ha riunito in un’ottica di servizio tutte le biblioteche italiane, incluse le pubbliche, universitarie e scolastiche: la cooperazione bibliotecaria insieme all’automazione hanno raggiunto un risultato davvero importante. La nascita del Ministro dei Beni Culturali e delle Regioni nel 1975 ha differenziato inoltre le competenze delle biblioteche, creando le biblioteche per tutti distinte dalle biblioteche speciali. Ma la trasformazione maggiore è in atto in questi anni recenti, dove diversi fattori spingono al cambiamento di modelli tradizionali di servizio, soprattutto le tecnologie ICT.

Ci sono oggi nel mondo concetti diversi delle biblioteche, non solo continuano le biblioteche tradizionali organizzate per l’accesso alle collezioni, ma anche sorgono diverse biblioteche innovative che, ad esempio, si offrono come spazi per la creatività e l’apprendimento. IFLA si è fatta carico da anni di un ruolo guida per il cambiamento delle biblioteche ed ha realizzato una prima indagine delle esigenze della società (Trends Report), oltre ad essersi adoperata in un’attività di Advocacy con politici e amministratori per inserire l’accesso all’informazione negli obiettivi delle Nazioni Unite. Nell’ultimo anno, IFLA con il progetto Global Vision ha stimolato la partecipazione di tutti per riflettere e concordare una visione unitaria delle biblioteche.

La biblioteca è ora dovunque: non si confonde più con il luogo fisico che contiene la collezione, ma la sua piattaforma può essere accessibile da qualunque dispositivo. Oggi io posso interrogare il catalogo dal mio cellulare ed anche ricevere informazioni e servizi a distanza dallo stesso dispositivo. Le biblioteche ancora non sono molto attrezzate ad offrire servizi a distanza, ma ci sono buoni esempi di biblioteche innovative.

Nella biblioteca tradizionale c’è una riorganizzazione dello spazio, usato soprattutto come luogo di incontro, ad esempio per la lettura sociale, o per lavoro collaborativo della comunità locale.

La lettura ed il prestito, i due servizi tradizionali delle biblioteche, si sono anch’essi trasformati: la lettura è diventata sociale, spesso ad alta voce, o anche attraverso piattaforme che offrono Club di lettura, non importa che il libro sia su carta o digitale, i due supporti convivono e si integrano a vicenda; il prestito digitale ha dei vincoli che complicano i servizi della biblioteca ponendo nuove problematiche al bibliotecario moderno.

Più che mai servono capacità di innovazione e di leadership: di fronte a questi cambiamenti, i bibliotecari moderni hanno risposto usando una cooperazione allargata ad altri attori e soprattutto nuove partnership con le comunità di utenti. Tra le soluzioni più innovative va considerato anche il ricorso alla filantropia, cercando di attirare finanziamenti privati e non solo pubblici per trovare risorse adeguate per offrire i servizi.

Soprattutto le biblioteche innovative fanno ora di più: si sono assunte un’altra responsabilità oltre quelle tradizionali ed hanno ora il compito di fornire agli utenti le capacità di usare in modo appropriato le tecnologie disponibili per recuperare, valutare, usare e creare nuova informazione. I servizi chiamati di “alfabetizzazione” non si limitano ai testi ma includono un ruolo di supporto alle diverse competenze necessarie oggi per gli individui.

Conclusione

La biblioteca è oggi di supporto ad una società soggetta a numerosi cambiamenti, dove l’individuo deve continuamente e velocemente apprendere lungo tutta la vita. Le biblioteche più attente alle esigenze delle comunità si offrono come supporto all’apprendimento, inteso anche come apprendimento collaborativo, spazio di creatività e condivisione. Le biblioteche sono inoltre integrate insieme ad altri attori pubblici e privati nell’ecosistema digitale.

In conclusione, le competenze indicate da De Gregori nel descrivere il profilo professionale del bibliotecario sono sempre più attuali: occorre modestia e spirito di servizio, avere le caratteristiche e la visione di un leader,  saper fare ricerca e far parte di una comunità internazionale.

Non potrà bastare però al bibliotecario moderno un semplice “senso comune” per saper prendere decisioni nel periodo complesso in cui ci troviamo. Formazione ed aggiornamento continuo dovranno essere considerati requisiti essenziali del professionista ed adeguare la formazione ai bisogni locali è uno degli obiettivi attuali di IFLA.

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Competenze: prove di cooperazione a Napoli

Il sistema delle competenze è sociale e molti sono gli attori interessati alla formazione continua, ognuno con un suo punto di vista ben preciso: il bibliotecario, i docenti di biblioteconomia, i datori di lavoro e le istituzioni culturali, i fornitori di corsi, il governo e gli Enti Titolari e Titolati. Tutti questi attori dovrebbero agire insieme. Tuttavia in Italia questa collaborazione non c’è!

A NaSchermata 2015-11-01 alle 13.09.59poli lo scorso 2 ottobre AIB Osservatorio Formazione insieme alla Sezione Campania e Sezione Piemonte ha organizzato un incontro “Formazione continua e paradigma delle competenze“ed ha provato per la prima volta a mettere insieme i rappresentanti di Università e Regione, insieme ad ISFOL ed ad un rappresentante della Commissione Attestazione AIB. Matilde Fontanin (IFLA CPDWL e AIB Osservatorio Formazione) ha illustrato le Linee Guida IFLA ancora in bozza, che si basano sulla cooperazione dei diversi attori interessati. Chi fa cosa in un mondo “normale”, cioè secondo le indicazioni della “norma” IFLA?

Il bibliotecario: è responsabile della sua formazione continua per tre motivi combinati: 1) per migliorare la sua carriera; 2) per perseguire l’eccellenza del servizio della sua istituzione; 3) per migliorare l’immagine della professione.

Datori di lavoro: sono responsabili di dare la possibilità al bibliotecario di seguire dei corsi (budget e tempo) ed anche di fornire un’offerta di corsi organizzati per l’istituzione come responsabilità del manager delle risorse umane.

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Competenze: cosa sono, cosa non sono?

Mi sono trovata molto spesso negli ultimi mesi a discutere di competenze coi bibliotecari e di come cambia la formazione continua quando l’approccio diventa quello del continuo miglioramento delle competenze. Ho cercato di tenere nota dei dubbi e dei concetti controversi sulle competenze che sono stati stimolati dalle conversazioni avute in questi incontri e li elenco di seguito.

Perché occorre evidenziare e misurare le competenze? Leggi il seguito di questo post »

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“Atlante della Biblioteconomia Moderna” presentato ad Ancona da Lankes

La presentazione dell’Atlante della Biblioteconomia Moderna ad Ancona

Bibliotecari internazionali = International Librarians

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La Sezione AIB Marche ha organizzato il 23 giugno scorso la presentazione del libro di Lankes e l’autore  ha partecipato in collegamento Skype.

L’incontro ha previsto un’introduzione su cosa sia la biblioteconomia moderna, a cura mio, una presentazione del concetto di biblioteca partecipativa e del suo rapporto con il concetto di “biblioteca sociale” che viene preferito in Italia ed infine l’intervista a Lankes.

Nell’intervista David Lankes ha risposto alle domande dei bibliotecari delle Marche. I temi in discussione, anzi in conversazione, sono stati scelti dai bibliotecari, che di fronte al nuovo paradigma di Lankes  hanno dubbi ed anche timori a metterlo in pratica. Domande e sintesi delle risposte di seguito:

1. Qual è il valore dei bibliotecari e come può essere misurato? se il valore è facilitare l’apprendimento delle nostre comunità, come possiamo misurare il raggiungimento dei risultati che hanno avuto i membri e l’impatto che su questo hanno avuto i bibliotecari?

Quando diciamo che…

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Open Science nelle biblioteche pubbliche ed universitarie

Le politiche della Commissione Europea per l’Open Access hanno dichiarato apertamente di favorire l’accesso aperto ai dati ed ai risultati della ricerca finanziata con denaro pubblico, a partire dal 2007. Un elenco aggiornato delle decisioni e dei risultati di vari progetti è accessibile qui: http://ec.europa.eu/research/science-society/index.cfm?fuseaction=public.topic&id=1301&lang=1. L’accesso ai dati della ricerca è stato dichiarato recentemente un requisito essenziale per l’innovazione e la creatività in Europa: http://europa.eu/rapid/press-release_IP-12-790_en.htm. La strategia europea definisce quindi  il ruolo strategico dell’Open Science, inteso come accesso aperto ai dati ed ai risultati della ricerca. La Commissione Europea ha inoltre finanziato vari progetti per analizzare i requisiti necessari per l’infrastruttura necessaria alla realizzazione dell’Open Access: http://ec.europa.eu/research/science-society/index.cfm?fuseaction=public.topic&id=1302&lang=1.

Se allora l’Open Science è strategico, cosa si fa per l’Open Access, a circa dieci anni dalla nascita del movimento?

Dall’indagine fatta da Science Metrix nel 2012 per la Commissione Europea sulla disponibilità delle pubblicazioni, dei dati e sulle politiche delle istituzioni di ricerca, risulta che circa il 40% dei risultati della ricerca sono disponibili in linea con accesso aperto: un risultato davvero incoraggiante: http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-786_en.htm. Lo studio ha verificato che le politiche per la ricerca stimolano sia l’Open Access “gold”(periodici in modalità Open Access) che l’Open Access “green” (auto-pubblicazioni nei depositi istituzionali).  Per l’accesso aperto ai dati della ricerca, che è previsto in Horizon 2020, invece il ritardo è maggiore.

Gli studiosi dovranno rendere disponibili i loro lavori ed i dati di ricerca in un deposito istituzionale  aperto dopo un periodo di embargo limitato a 6 mesi e fino ad un massimo di 12 mesi per le discipline umanistiche. Quale può essere il ruolo delle biblioteche?

Nelle biblioteche universitarie, AIB CNUR e la Sezione Toscana hanno discusso il ruolo delle biblioteche nell’Unconference del settembre scorso in cui la discussione era partita dall’analisi del Documento CNUR Rilanciare le biblioteche universitarie. Le nuove funzioni dei bibliotecari universitari per l’Open Science sono state individuate nel supporto dato al ciclo editoriale, dalla creazione delle pubblicazioni fino alla loro valutazione, incluso il nuovo ruolo per la cura dei dati di ricerca.

Non è comune associare Open Science alle biblioteche pubbliche ma su questa possibile sinergia un gruppo di studenti dll’ENSSIB ha presentato un Workshop “Open Science in Public Libraries: Let (Digital) Humanities Come In!”  a Bobcatsss 2014! Cosa offrono le biblioteche pubbliche a sopporto dell’Open Science? accesso libero, supporto alla formazione continua, stimolo alla cittadinanza attiva. La diffusione dell’innovazione scientifica ai cittadini che hanno accesso a contenuti scientifici serve a  facilitare la disseminazione dell’informazione ed anche l’avvicinamento agli studiosi della popolazione.

In conclusione di questo post su Open Science, posso dire che occorre inquadrare l’Open Access nella cornice più ampia dell’Open Science. Inoltre non bisogna limitarsi a considerare l’Open Access come un modello di accesso o un modello economico: è il nuovo modo di creare conoscenza e di apprendere e la finalità dell’Open Access è quella di facilitare e velocizzare il processo di apprendimento.

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Ruolo delle Associazioni bibliotecarie

Per migliorare l’immagine dei bibliotecari, occorre partire dal rafforzamento delle Associazioni bibliotecarie! questo è il risultato di una discussione avviata da IFLA con l’UNESCO sin dall’inizio degli anni  ’70 e che ha portato prima alla costituzione della Round Table on Library Association Management e poi alla Sezione Library Association Management.

Per rafforzare le Associazioni Bibliotecarie, l’UNESCO alla fine degli anni ’80 ha pubblicato le linee Guida per le Associazioni Bibliotecarie che sono accessibili qui:

http://www.unesco.org/webworld/ramp/html/r8911e/r8911e00.htm#Contents

Continuando a concentrare i suoi sforzi per rinforzare le Associazioni bibliotecarie, IFLA ha sviluppato il Programma Building Strong Library Association, basato sull’addestramento in e-learnng delle Associazioni interessate a migliorare se stesse e l’immagine dei bibliotecari, che potete accedere qui: http://www.ifla.org/about-bsla.

Sono sei le nazioni in cui il Programma BSLA di IFLA è stato utilizzato e sono stati diffusi i risultati e l’impatto che il programma ha avuto nelle Associazioni bibliotecarie, i suoi membri e la società che usufruisce dei servizi bibliotecari. L’impatto è stato evidente e misurabile!

Il materiale nella piattaforma e-learning prodotto da IFLA è liberamente utilizzabile ed anche traducibile.

Perché non usarlo? i moduli sono 8 e coprono i seguenti temi:

Library Associations in Society: An overview
Module 1: The aim of this module is to provide the context for the role that library associations can play in society and what makes a successful library association.

Building Your Library Association
Module 2: The aim of this module is to describe the basic components of a typical library association and discuss what needs to be put in place in order to establish and operate a successful association.

Sustaining your Library Association
Module 3: This module is aimed at developing strategies for the long-term operation and sustainability of your library association.

Developing Strategic Relationships: Partnerships and Fundraising
Module 4: The aim of this module is to explore the need for library associations to build relationships with the wider community for both fundraising and developing and maintaining strategic partnerships.

Libraries on the Agenda
Module 5: This module focuses on the role of the library association and libraries in the broader society with particular reference to functions in advocating, educating and campaigning for the increased importance of libraries in the information society.

Library Statistics for Advocacy
Module 6: This module was designed by a working group of IFLA’s Statistics and Evaluation Section. Whenever we communicate with politicians, funding bodies or library stakeholders: if we want to put our libraries on the agenda, we need numbers, statistics and evidence to prove our point and underline our arguments.

Train the Trainer
Module 8: The principal aims of this module are: To introduce participants to the IFLA Building Strong Library Associations Program

Questi strumenti sono importanti per rafforzare AIB e sostenere l’azione che ha iniziato ad intraprendere di riconoscimento della professione e di promozione del ruolo sociale delle biblioteche.

Ad esempio AIB potrebbe avvantaggiarsi dei materiali di BSLA per fare un corso sull’Advocacy.

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Immagine dei bibliotecari: un Rapporto IFLA ancora attuale

Nel 1992 IFLA ha organizzato una conferenza Satellite a New Delhi dal titolo “Image, status and reputation of LIS professionals” ed ha pubblicato gli Atti che sono accessibili parzialmente in Google Books.

Di seguito i temi discussi, con una sintesi delle discussioni:

1. Scarsa comprensione da parte della persone di cosa fa il bibliotecario e quali siano le sue responsabilità

E’ una professione “invisibile” ma dipende dai bibliotecari che sembrano avere la tendenza a non presentarsi bene in pubblico, con un atteggiamento passivo invece che attivo, non capaci di competere con colleghi di altre aree affini, come l’informatica.

2. La maggioranza dei bibliotecari sono donne in paesi dove culturalmente è attribuito alle donne un basso profilo

Questo è simile al caso della formazione, anche nelle scuole prevalgono le donne. Nella discussione, si è affermato che è responsabilità delle donne alzare il livello professionale e dimostrarlo.

3. Troppi diplomati dalle Scuole di biblioteconomia rispetto ai posti di lavoro disponibili

Una maggiore collaborazione tra Scuole di Biblioteconomia e Associazioni è necessaria, per l’accreditamento dei corsi, per una maggiore conoscenza del mercato del lavoro, per alzare il livello professionale. Le Associazioni sono responsabili per la formazione continua ed eventualmente per un albo professionale.

4. Il lavoro attuale fatto da molti professionisti è ad un livello di qualificazione minore (para-professionale) in confronto ad altri impiegati in altri settori delle Amministrazioni, di Aziende private e delle Università

La confusione tra attività professionali e para-professionali nasce proprio dai professionisti, a cominciare dal nome. Per motivi di mero risparmio, i datori di lavoro preferiscono impiegare personale a livello para-professionale, oppure preferiscono reclutare professionisti con altro background come informatici, Web designer, etc. La soluzione è solo una: dare la possibilità ai bibliotecari con un livello professionale basso di formarsi per elevare il loro livello. Le Scuole di Biblioteconomia possono essere coinvolte insieme alle Associazioni professionali per programmi congiunti di formazione continua. Le Associazioni professionali devono organizzare programmi di aggiornamento sulle tecnologie ed il cambiamento.

5. Mancanza di un riconoscimento della qualifica da parte dello Stato

Due sono le esigenze: 1) un Albo della professione, 2) il riconoscimento da parte dello Stato. Entrambi devono basarsi su uno standard condiviso. Chi deve predisporre per primo questi standard? I professionisti, le Associazioni Bibliotecarie e quindi lo Stato? oppure all’opposto, lo Stato, le Associazioni bibliotecarie e poi i professionisti?

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Donna Scheeder participation at 58th National Congress of Italian Library Association

Per la prima volta nella storia dell’Associazione AIB, la President Elect di IFLA ha partecipato al Congresso annuale AIB!

Leggete la notizia nel sito dell’IFLA

Website Trend Report

Website Trend Report


Donna Scheeder ci ha presentato il Trend Report che sintetizza in 5 tendenze i cambiamenti della Società che avranno un grande impatto sulle biblioteche. Vogliamo dedicare questo Blog nei prossimi mesi alla discussione su queste tendenze globali.

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Diversita’ nelle biblioteche: competenze culturali dei bibliotecari internazionali

E’ difficile definire la diversità e la sessione durante il Convegno IFLA ne ha dato diversi esempi:
“This intense desire to know the world”: Cultural competency as a personal and professional disposition in collection development practices
KASEY L. GARRISON (School of Information Studies, Faculty of Education, Charles Sturt University, Wagga Wagga, NSW Australia)
Information seeking behavior of national minorities’ secondary school students for scientific research purposes
VIKTORIJA MOSKINA (The National Library of Latvia, Riga, Latvia)
What we are learning about the diverse backgrounds of academic library users: An overview of research designs and methods in information behavior studies
KRYSTYNA K. MATUSIAK (Morgridge College of Education, University of Denver, Colorado, USA)
Developing a model integral impact assessment
PABLO ANDRADE BLANCO (University of Santiago de Chile, University of Arts and Social Sciences de Chile, Santiago, Chile)
Ethnic diversity at the University of Toronto Libraries
JACK HANG-TAT LEONG (Richard Charles Lee Canada-Hong Kong Library, University Libraries Toronto, British Columbia, Canada)
Identifying and implementing diversity: Collaborative action-based research at Mariestad’s Public Library on LGBTQ issues
RAGNHILD KAY BRANDSTEDT (Mariestads Public Library, Mariestad, Sweden)

Due aspetti sono stati però chiari, riguardo le competenze dei bibliotecari:
– i bibliotecari hanno come obiettivo la personalizzazione dei servizi, differenziandosi dai servizi dei motori di ricerca per utenti generici;
– la metodologia di ricerca applicata in particolare all’information seeking behaviour è parte integrante del bagaglio professionale.

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Politiche dell’informazione e biblioteche in Finlandia

Il ruolo delle biblioteche nella Societa’ dell’informazione e’ stato definito in Finlandia nel Library Development Programme. Le biblioteche hanno il supporto per una migliore visibilita’, per le richieste di maggiori servizi e per il continuo cambiamento. Ma non basta il supporto politico per avere successo, questo va guadagnato.Ma come i professionisti vedono il futuro?

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